Regia di Ciccio Ingrassia vedi scheda film
Un film ruspante senza alcun ritegno. D'altronde, quale miglior antidoto contro gli acuti hollywoodiani, che una buona dose di verace pressappochismo nostrano ed un pizzico di sano provincialismo da oratorio? In questa pellicola tutto è parodia, nel contenuto come nello stile: le battute e le gag si susseguono a raffica, mescolando la caricatura con il paradosso e l'iperbole. Da questo infernale intruglio esce una storia assurda, delirante, platealmente staccata dalla realtà, eppure tanto emblematica di una prospettiva credulona e paesana, da cui traggono origine i popolari miti della magia e della televisione. La comicità di Ingrassia è signorilmente autoironica, mentre quella di Lino Banfi, macchiettistica fino al parossismo, dopo aver inondato il genere trash degli anni settanta, è ormai coperta da una patina stantia, e, a tre decenni di distanza, forse, non fa più tanto ridere.
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