Regia di Chan-wook Park vedi scheda film
Un vortice di vendetta che finisce per annullare il significato della stessa. Pellicola interessante, dal ritmo troppo lento (almeno nella prima parte) ma dalla buona tecnica.
Film difficile da catalogare, come voto complessivo non mi sento di dare più di una sufficienza, soppesando pro e contro attraverso un metro in parte soggettivo e in parte no.
Pro: sicuramente la tecnica, è un buon film e ben recitato. Il tema della vendetta è affrontato in un'ottica nichilista e assoluta, non più quella del singolo ma tante vendette che si sommano, si annullano a vicenda e mostrano l'inutilità di questo sentimento. Di fatto, tutti hanno le loro piccole ragioni, se si eccettuano i donatori d'organi - il cui retroscena sociale però non conosciamo - per cui alla fine della conta occorrerà assolvere tutti o tutti condannare, anche quando le colpe appariranno blande.
Contro: il ritmo è davvero soporifero con i dialoghi ridotti all'osso, almeno nella prima parte. Molte scene risultano totalmente assurde; non si capisce da dove arrivi lo spastico che sta in riva al fiume, non ha nessun senso che il padre della bambina venga fatto assistere alle varie autopsie, con accesso a un ambiente riservato, non ha senso che il capo della polizia contatti la stessa anche per comunicargli fatti che non hanno rilevanza col rapimento. Guarda caso, poi, il capo della polizia ha un figlio che ha bisogno anche lui di un rene e ha pure il tatto di dire alla moglie, al telefono, mentre ha appena comunicato la morte della figlia all'imprenditore: "Non ti disperare, meglio che abbia bisogno di un rene che non che lo abbiano rapito e ucciso". Alla faccia del tatto.
Nel complesso, non credo che lo rivedrei ma a chi piace il cinema coreano troverà tanti degli ingredienti che lo hanno reso appetibile, ottima fotografia, buona tecnica e un tocco di morbosità per violenza e splatter.
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