Regia di Niki Caro vedi scheda film
Fiaba maori che non è cupa e tragica come quello che probabilmente resta il miglior film neozelandese di sempre, Once Were Warriors (1995), ma che, come ogni racconto di formazione, presenta ai protagonisti dure prove prima dell'affermazione e del lieto fine che non può mancare. A voler essere pignoli, il processo di formazione riguarda il nonno piuttosto che la ragazzina, la quale rimane tuttavia il centro motore della pellicola, che si svolge nell'ambito dell'infinito dualismo, tipico di ogni società e di ogni epoca, fra la conservazione delle tradizioni, sempre immutabili ed uguali a sé stesse, e le ragioni del cambiamento. Si tratta, peraltro, delle stesse tradizioni che si esplicano - e che tutti ammiriamo - anche nella celebre e pittoresca haka che precede gli incontri rugbistici degli All Blacks. Chi si dovesse stupire dell'assurdità della mitologia maori, basata su una sorta di messia che arriva sul dorso di una balena, e della ostinata refrattarietà del vecchio, provi a sostituire i due personaggi con il papa e con una ragazza che vorrebbe farsi prete.
Molto brava l'allora giovanissima (è nata nel 1990) Keisha Castle-Hughes.
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