Regia di Andrea Manni vedi scheda film
Massimo Carlotto, prima di diventare il principale esponente italiano del “neopolar” letterario, è stato vittima di un clamoroso, quanto vergognoso, errore giudiziario. Accusato di omicidio senza alcun riscontro oggettivo sulle circostanze del delitto, ha subito un calvario di processi, sei anni di carcere e cinque altrettanto duri di latitanza. Il regista Andrea Manni si è appassionato al suo caso, raccontato nel libro Il fuggiasco (E/O edizioni), e lo ha trasformato in film. La materia è viva, appassionante, ed è difficile restare impassibili di fronte alla tragica odissea di Carlotto, “perseguitato dei due mondi”, prima in Europa poi in Messico. Alcune cose poi rimandano direttamente al mondo dello scrittore (il compagno di cella del protagonista è ovviamente il mitico Beniamino Rossini), cosa che non può che far piacere. Tuttavia non sempre Manni si sottrae alle convenzioni soprattutto estetiche della fiction poliziesca di stampo televisivo. Fatto salvo il notevole inizio a montaggio “schizzato”, si scivola spesso nel consueto. Chissà che la fiducia in un soggetto “forte” non abbia funzionato come la classica lama a doppio taglio. Buona la prova di Daniele Liotti, nonostante lo strascico della sua dizione sia ben poco “padovano”; e invece rimarchevole la presenza di Alessandro Benvenuti (l’avvocato di Massimo) in un ruolo drammatico questo sì inconsueto.
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