Regia di Paolo Moffa vedi scheda film
Un carico d’oro è conteso da una banda di truci messicani e un’accoppiata di cowboys assortita non benissimo; una lunga e sanguinosa battaglia ha inizio.
Paolo Moffa è stato principalmente un produttore, non solo di pellicole ‘popolari’ (lavorò anche con Antonioni e Germi, fra gli altri), che all’occasione amava occuparsi della regia delle seconde unità; questo All’ultimo sangue è uno dei pochi film da lui interamente diretti, nonché l’unico spaghetti western. Uno spaghetti western piuttosto violento, ma non in maniera esplicita; un film inoltre messo insieme in maniera abbastanza confusionaria, nel segno della massima economia, che consta – come rivela il preziosissimo Dizionario del western all’italiana di Marco Giusti – anche di svariate scene, più o meno lunghe, riciclate da precedenti titoli analoghi. Per quanto riguarda il budget risicato basta poi scorrere la lista degli interpreti, che vede impegnati nei ruoli principali Craig Hill, Ettore Manni, Giovanni Cianfriglia (alias Ken Wood), José Greci e Luciano Doria, con l’esordiente (e mai più rivisto sul grande schermo) Francesco Santovetti nei panni del capo dei messicani. A essere sinceri si sono visti western nostrani migliori, e anche senza fatica; il ritmo della storia è molto rilassato e la tensione mantenuta malamente: sostanzialmente la prima metà della pellicola è impiegata per presentare i protagonisti. Scena cult, che spiega tutto ciò che c’è da spiegare su All’ultimo sangue: la morte di Cordero/Santovetti, girata in un modo del tutto dilettantesco – anche se va rilevato che non tutto il film è così grezzo. 2,5/10.
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