Regia di Franco Rossetti vedi scheda film
Siamo negli anni Trenta e tre ragazzi tra loro cugini, appena maggiorenni, fremono dalla voglia di andare in guerra con l'esercito fascista. La comune zia dei tre, sulla quarantina e ancora piacente, decide di sabotare i piani dei giovani ardimentosi, portandoseli a letto uno alla volta.
Il revisionismo storico e l'effetto nostalgia non possono qui ingannare nessuno: Nipoti miei diletti è l'ennesima commedia scollacciata di quegli anni – siamo nel 1974 – in cui la censura si sta pian piano allentando e al cinema italiano viene concessa una sempre maggior licenziosità. Spesso e volentieri, come in questo caso, basata su canoni all'incirca barzellettistici, che permettono la messa in scena di pressoché qualsiasi cosa senza rischiare di offendere nessuno, in primis la fondamentale morale pubblica. Franco Rossetti scrive il soggetto e la sceneggiatura (quest'ultima insieme a Francesco Milizia) di questa pellicola tenendo ben in mente i due pretesti di cui in incipit, ma appena possibile calca la mano sui nudi della protagonista Adriana Asti, impegnata in una serie di risibili scenette erotiche-eroiche che la vedono tentare di salvare tre nipoti dall'arruolarsi in guerra semplicemente portandoseli a letto (!). Naturalmente non vi riuscirà, ma in un finale a effetto sbandiererà le poppe al vento alla stazione inneggiando all'amore libero, come una sorta di Bocca di rosa al contrario, mentre i tre giovani frastornati dalla scena se ne partono per andare a combattere. La fattura del lavoro è apprezzabile, ma i contenuti non si spingono oltre a questi. L'elemento puramente comico del copione è inoltre quello del prete, affidato all'impeccabile Luciano Salce, che riesce a non trascendere il suo ruolo e a non trasformarlo, pericolo principale, in pecoreccio. Tra gli altri nel cast, poi: Marc Porel, Gianluca Chirizzi, Antonio Falsi, Mattia Sbragia e Pina Cei, con la partecipazione di Romolo Valli e Renzo Palmer; Rossetti, attivo principalmente come sceneggiatore, è alla quarta regia e ha imboccato la strada del cinema 'pruriginoso' nella precedente pellicola Una cavalla tutta nuda (1972): proseguirà imperterrito con Quel movimento che mi piace tanto (1976). 2,5/10.
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