Regia di Franco Prosperi vedi scheda film
Straordinario ed incisivo. Il taglio documentaristico di Franco Prosperi, che s'era fatto l'occhio con i mondo-movies jacopettiani, è efficace come linguaggio filmico perchè s'ha alternarsi con un altro sguardo, più cinematografico. Le numerose semi-soggettive, il montaggio sfrenato, le riprese nervose, i primi piani, i dialoghi e la sceneggiatura che sono sorprendentemente professionali, sono gli elementi tecnici che permettono al film di avere un impatto notevole e non amatoriale sia sul pubblico che sul genere stesso. Infatti non è una pellicola da nascondere e disconoscere quanto invece da rivalutare. Ma oltre alla mano tecnica, ciò che stupisce è la qualità originale di ogni scena. Elefanti killer che uccidono due ragazzi e poi si lanciano su una pista d'atterraggio, piuttosto che un orso polare che insidia dei bambini in tutina di una scuola di danza, una tigre che semina terrore in una metropolitana al buio, topi affamati che aggrediscono una coppietta, un ghepardo che va per vetrine e che poi insegue un maggiolone giallo creando un mega incidente. Scene di tale inverosimilità sarebbero improponibili in qualsiasi altro contesto, e soprattutto lo sarebbero oggi con majors pronte a ridimensionare l'inverosimile e ad usare il digitale (cosa che nel film di prosperi avrebbe abbassato la resa del film stesso). Nonostante ci siano precedenti cinematografici di orde di animali ribelli, come "Future Animals", questo "Noi, animali dello zoo di Berlino" (perchè di Berlino in fondo si tratta), è un esempio unico e raro di commistione di generi e di scelte narrative e anche visive da antologia.
Ero un ragazzino delle elementari quando questo "Belve Feroci" aveva influito sul mio immaginario horror di quell'epoca. Erano gli anni di film come "Nightmare", "Doppio Taglio", "I Guerrieri della Notte", lo straordinario "Alligator" e appunto il "Belve Feroci" di Prosperi. La loro cupezza, la perenne ambientazione notturna, la musica elettronica che scandiva quegli incubi claustofobici anni '80, avevano creato una mia fantasia nera indimenticabile. Vivissima in me infatti, su tutte, la scena dell'elefante che schiaccia la ragazza.
Ma non va dimenticato anche l'ambizioso contenuto morale, e non moralistico. Infatti il film, lungi da prediche sterili, apre un cerchio con animali in rivolta per chiuderlo con bambini assatanati, riprendendo la citazione iniziale di Thrive. Anche questa piccola parentesi dei bambini è molto efficace e disturbante come i primi Argento.
Film di serie B, ma solo per un'imposizione critica da tromboni, per il resto merita più di tanti film anche di serie A, soprattutto di oggi, che non fanno altro che moralizzare tutto ciò che trattano oltre che ad allontanare il pubblico. Chiarissimo il suo manifesto eco-vengeance.
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