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Esami per la vita

Regia di James Bridges vedi scheda film

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FABIO1971

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La recensione su Esami per la vita

di FABIO1971
6 stelle

Giovani avvocati crescono: James Hart (Timothy Bottoms) è uno studente appena entrato alla facoltà di giurisprudenza di Harvard. Frequenta le lezioni dell'austero, brillante ed inflessibile professor Kingsfield (un John Houseman in forma straordinaria, non a caso premiato con l'Oscar come miglior attore non protagonista) e conosce Susan (Lindsay Wagner, all'apice del suo splendore e in rampo di lancio per diventare bionica...): per trascorrere il tempo libero insieme a lei, però, James finisce per trascurare i suoi studi, finchè non scopre che Susan è la figlia del suo professore. Lui vorrebbe sposarla, ma lei, che sta divorziando dopo un matrimonio fallito con un altro studente di legge, non intende impegnarsi nuovamente. Finiranno per allontanarsi e lasciarsi, incontrarsi nuovamente, riprendersi, mentre l'anno accademico e gli studi proseguono. Seconda regia del James Bridges di Sindrome cinese dopo l'esordio di A. A. A. Ragazza affittasi per fare bambino del 1970: tratto fedelmente ("quasi parola per parola", dichiarerà lo scrittore) dallo stesso regista dal romanzo di John Jay Osborn jr. (The Paper Chase, 1970), che originerà anche un'omonima serie tv (quattro stagioni tra il settembre del 1978 e l'agosto del 1986), Esami per la vita tratteggia con efficacia ed inconsueta delicatezza di sfumature l'eterno affanno di ogni studente alla caccia disperata di quell'agognato "pezzo di carta" (la "paper chase" del titolo originale) con cui si affrancherà finalmente dalla precarietà ed avvierà la propria scalata sociale: tra romanzo di formazione, love story, ritratto d'ambiente ed analisi sociologica, il film di Bridges trova la sua cifra stilistica più intima nella passione che anima ogni gesto dei suoi personaggi, da quella del professor Kingsfield per l'insegnamento a quella del protagonista James per lo studio, passione che si trasformerà lentamente in ossessione, alimentata dalla corsa verso il successo insita nell'american way of life, fino ad arrivare alla passione amorosa della liaison sentimentale tra James e Susan. Un'operina esile ed a tratti incerta nell'incedere, ma sempre lucidissima nella coerenza drammaturgica con cui conduce alla disillusione conclusiva del suo protagonista: merito della sobrietà di toni della sceneggiatura, incisiva e puntuale nella caratterizzazione dei personaggi e nell'agilità con cui evita le trappole della retorica e degli stereotipi, e dell'estrema cura formale della messinscena, che emerge prorompente già dai movimenti della colonna sonora di John Williams (che propone anche alcuni estratti dalla Partita n. 4 in re maggiore e dalla "Piccola" fuga in sol minore di Bach e dal Concerto in re maggiore per 3 trombe, timpani, oboe, archi e organo di Telemann) e, soprattutto, dai colori crepuscolari e dalle atmosfere suggestive evocate dalla splendida fotografia di Gordon Willis.

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