Regia di George Stevens vedi scheda film
Eccellente commedia della golden age classica.
Fu un laboratorio interessante, la commedia americana classica, perché alla risata istintiva per le messe in scena buffe spesso affiancava un momento di riflessione proficuo. The Talk of the Town è un buon apologo sul tema della giustizia, sulla sua declinazione ideale e sul suo farsi concreto nella realtà effettuale dell'uomo. La distanza fra ideale e reale, come sempre accade, è rimarchevole. Il personaggio del professor Lightcap sembra un'emanazione giuridica del Pangloss di Voltaire: ha un ottimismo illimitato nel sistema giudiziario, che evidentemente reputa il migliore dei sistemi giudiziari possibili, e se ne sta arroccato nella torre d'avorio delle sue sicurezze accademiche. Ci sarà bisogno di un eccellente Cary Grant - ancora una volta, comprimario esemplare - per estrarre Lightcap dal suo guscio e obbligarlo a sporcarsi le mani con la corruttela, l'inganno, la menzogna dell'uomo. La commedia è commedia, e quindi tutto s'aggiusta infine, gli innocenti vengono riabilitati, i colpevoli incriminati, i ciechi riacquistano la vista, gli sguardi languidi sgorgano finalmente in baci liberatori: l'andamento è prevedibile, e tanto più è prevedibile quanto più è rassicurante. Tuttavia, proprio la prevedibilità della commedia stende un velo amaro in chiusura di opera: si è parlato tanto di conflitto fra idealità e realtà, eppure la commedia non è forse il genere principe dell'idealità e della finzione, della rappresentazione del dover essere in luogo dell'essere? Per due piacevoli orette siamo tutti dei professor Lightcap a cui piace credere nel migliore dei mondi possibili, ma poi ci tocca risvegliarci dal sortilegio.
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