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La grande razzia

Regia di Henri Decoin vedi scheda film

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La recensione su La grande razzia

di OGM
6 stelle

Un gangster movie lucido e compatto come la seta, ma forse un po' troppo irrigidito intorno ai paradigmi della cinematografia d'antan. Il film è imperniato sulla figura di Jean Gabin in veste di divo burbero e glaciale, garbatamente impacchettato nei tradizionali cliché del boss malavitoso, un po' freddo ed autoritario amministratore del crimine, un po' galantuomo dal cuore tenero, un po' fatale seduttore e paterno amante. "La grande razzia" contravviene, però, ai canoni del genere astenendosi dalla spettacolarizzazione della violenza e mantenendo, nel complesso, un sottofondo di ingenuità, certo benefico e funzionale agli scopi didascalici, ma alquanto innaturale rispetto all'ambientazione della storia. Il finale è perfettamente in linea con le premesse.

Sulla trama

Film coraggioso, che, agli inizi degli anni cinquanta, portò all'attenzione del pubblico l'incipiente fenomeno della droga come piaga planetaria. Il primo tempo è quasi un documentario sul mondo dei trafficanti, che descrive l'intera filiera della produzione, dal contrabbando alla raffinazione e allo smercio. Il secondo tempo apre una breve, ma drammatica, finestra sulla realtà della tossicodipendenza, e la pellicola vede allora allentarsi, momentaneamente, la sua iniziale ingessatura. Il testo che fa da introduzione al film, oltre a porre in luce la situazione storica, ha il suono di un funesto presagio: "Questo film rivela, alla luce della verità, un ambiente violento, implacabile e, finora, sconosciuto ai più. I produttori del film considereranno il loro scopo raggiunto se, quanto il pubblico sta per vedere, servirà a mettere in guardia coloro che, per debolezza o per ignoranza, avrebbero potuto, un giorno, diventare vittime di questo moderno flagello: LA DROGA".

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