Regia di Ettore Scola vedi scheda film
Un disoccupato non ha il coraggio di dirlo alla moglie e finge di andare al lavoro. Un ricercatore sociale di colore importuna un giovane (Mastrandrea) sull’autobus. Una vecchietta crede che siano tornati i tedeschi al ghetto, e invece è una troupe Tv. Stefania Sandrelli gioca con i nipotini al parco. Una mamma perde la bambina durante la manifestazione di San Giovanni mentre Moretti parla, e gliela riportano… De Gregori e la Mannoia (è l’episodio più imbarazzante). Eccetera eccetera. Scola torna a raccontare la sua Roma, quella di oggi e di ieri, mescolando il digitale e gli inviti zavattiniani a prendere l’autobus (ma il modello lontano potrebbe essere anche Roma di Fellini), girando tutto in alta definizione e ”sporcando” il film di documentario. Ma la sfilata di episodi è sfilacciata e ricorda semmai certi film a episodi che segnarono la decadenza della commedia all’italiana. Il bozzetto si unisce al super-io di sinistra, e tanto girovagare per Roma risulta superficiale (la Roma di Scola poi sta quasi tutta tra Campo de’ Fiori, Piazza Navona e l’Esquilino, non esistono periferie). Lontanissimi i tempi in cui Scola e i suoi sceneggiatori riuscivano a raccontare l’Italia senza uscire da una terrazza, da un appartamento, da un cortile.
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