Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Costretta dal trasferimento del padre (Castellitto), insegnante di ragioneria, a spostarsi da Montalto di Castro a Roma, per la 13enne Caterina (Teghil) l'arrivo nella Capitale si trasforma in una sorta di discesa negli inferi. Iscritta in una scuola centralissima della città, Caterina socializza con una fauna adolescente che riveste cliché a raffica: c'è la figlia destrorsa del sottosegretario che gira accompagnata dall'autista, quella stile no-logo di un regista e di una letterata, il ragazzetto blasonato con tanto di rotacismo che dice "ciclomotore" in luogo di motorino. Alla gioventù immonda che incontra a scuola, si accompagna un padre col complesso dell'escluso, sempre sopra le righe, petulante, magniloquente e smargiasso, e una madre bifolca, succube, ignorantissima e un po' scema. Eppure, a fronte della pattumiera umana che riempie il suo quotidiano, Caterina troverà proprio nella sua ingenuità di "provinciale" la chiave della propria identità, scevra da stereotipi.
Impaginato come il diario di un'adolescente, il copione che Virzì ha scritto con Francesco Bruni gioca tutto sui contrasti tra città e provincia, in e out. Bravissimo nel rappresentare il fragore capitolino e il senso di confusione e spaesamento della giovane protagonista, Virzì armeggia meno bene quando si tratta di caratterizzare i personaggi - tutti troppo inclini alla caricatura - mostrando di non sapere quale strada imboccare tra ritratto sociologico e commedia. Cammei per Michele Placido, Giovanna Melandri, Maurizio Costanzo e Roberto Benigni nella parte di loro stessi.
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