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Caterina va in città

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su Caterina va in città

di alexio350
7 stelle

La famiglia Iacovoni è formata da Alice (Margherita Buy), casalinga con la testa perennemente tra le nuvole. Poi c'è suo marito Giovanni (Sergio Castellitto), professore frustrato che ha scritto un romanzo impubblicabile. E infine c'è Caterina (Alice Teghil), loro figlia, costretta a sorbirsi le stramberie dei genitori. La loro odissea inizierà quando decideranno di trasferirsi dal piccolo paese dove vivono a Roma, città di cui Virzì fa un ritratto quantomai desolante e - verrebbe da dire - quantomai attuale. I genitori degli alunni della scuola che Caterina frequenta, appartengono alla Roma bene, costituita da politici importanti e da intellettuali sulla cresta dell'onda. Al di là degli screzi tra le compagne di classe, ancora ingenue, le quali credono di appartenere a mondi diversi - da una parte la figlia dello scrittore famoso, dall'altra quella del ministro, in perenne conflitto tra loro - Virzì mostra come in realtà siano frutti dello stesso albero: i loro genitori vanno a braccetto, poiché - come riassume il padre di Caterina in uno dei suoi tragicomici eccessi d'ira - appartengono alla stessa categoria, la categoria delle persone che hanno capito come si fa a stare al mondo. Coi soldi, il prestigio, il successo. Esclusi sono quelli che non contano nulla, come il padre di Caterina, il quale però non rappresenta un modello positivo né alternativo, quando condanna l'universo dei potenti solo perché ne è irremissibilmente escluso; solo perché, pur volendolo, non potrà mai farne parte, isolato nella sua mediocrità. Sotto la veste della commedia, Virzì firma dunque uno dei suoi migliori film di denuncia sociale, le cui note lasciano un fondo amaro, e a cui si potrebbe rimproverare solo una certa stereotipizzazione dei personaggi, che non si discosta però molto dal reale. Ottima l'interpretazione sia di Castellitto, sia della Buy, sia della giovanissima Alice Teghil.

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