Espandi menu
cerca
Cantando dietro i paraventi

Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film

Recensioni

L'autore

scapigliato

scapigliato

Iscritto dall'8 dicembre 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 136
  • Post 124
  • Recensioni 1369
  • Playlist 67
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Cantando dietro i paraventi

di scapigliato
8 stelle

Un film difficile, bello e importante. Teatro e Cinema che si fondono insieme in quello spazio interiore, dove realtà e finzione fanno all'amore, e diventano specchio del nostro vivere. In molti ci hanno provato, e in molti ancora ci provano. E molti ci sono pure riusciti, ma questo "Cantando Dietro i Paraventi" ne è l'esempio migliore e più poetico. Il Maestro è riuscito, nella sua immensa semplicità a far parlare le immagini; a muovere l'inmovibile; ad amplificare suoni e sentimenti impercettibili. La sua bravura fa scuola di cinema, e il suo cuore fa scuola umana. Incredibili i silenzi e le sconfortanti lentezze, strumenti della saggezza di un Maestro, che permettono anche a noi giovani, amanti della velocità, dello schiaffo e dell'irriverenza, di avere un'occassione di tranquillità e di riflessione, che altrimenti non avremmo, immersi come siamo nella frenesia dei linguaggi contemporanei. Un film quindi difficile.
Se la Signora Piratessa è la protagonista di una storia di orgoglio e di conflitto interiore, intorno alla quale è giusto vederci girare l'intera pellicola, è il grande Bud Spencer a trasfigurare il regista, come narratore quasi impotente, di un'ennesima guerra che ci stanca. Io, che oggi ho 25anni, sono cresciuto come un po' tutti credo, a pane e Bud Spencer. Non so chi potrà capirmi, ma rivedere un'icona del mio immaginario, iniettata nel mio DNA fin da bambino, ad anni di distanza dai suoi ultimi lavori, e lontana anni luce dai film che faceva,...bè, rivedere il gigante buono-Bud Spencer in questo capolavoro di Olmi, è stato come fare i conti con la mia coscienza. Un'emozione unica, che mi inumidiva gli occhi ogni volta che la macchina da presa si fissava sul corpo statico, un bel quadro d'autore, del mitco Bud. Da piccolo mi sentivo al sicuro, perchè sapevo che al mondo c'era Bud Spencer. Ma la mia sicurezza non nasceva dal fatto che lui "sistemava" i suoi cattivi (gli unici per i quali non facevo mai il tifo!), ma nasceva dalla sua bonarietà. Nasceva da quello che si vedeva: un omone tenero e buono, simpatico e buffo, rude ma con un gran cuore (Quando gli portano via il piccolo H725 in "Uno sceriffo poco extra e molto terrestre" nella scena del bosco, be'....mi vergogno, ma...piango sempre!). Ecco cosa mi rassicurava: l'esistenza vera e propria, non di Piedone, non di Bomber, non di Bambino o di Extralarge, ma l'esistenza di Carlo Pedersoli come uomo. Questo attore, del mitico cinema popolare, in coppia con Terrence Hill, è la chiave di lettura del capolavoro del Maestro bergamasco. E' attraverso i suoi occhi, sempre più chiusi, che il regista ci parla della sua, come della nostra, riflessione sulla guerra. Ma soprattutto sulla Pace. E' la stanchezza del Capitano-Spencer, che traduce la stanchezza delle orribili scene di guerra che siam costretti sempre a vedere. Sono i suoi ammiccamenti, i suoi sorrisi (inconfondibili per chi come me ha tutti i suoi film in cassetta), a tradurre quella leggera voglia di vivere, forte ed entusiasmante in ogni situazione. E' la celebre semplicità recitativa di Bud Spencer a tradurre la semplicità di un Maestro che vuole solo parlare di Pace, così semplicemente. Questa è sempre stata la carta vincente di Bud Spencer: un uomo buono e schivo, dal gran cuore, che s'è proposto sul grande schermo, sempre con semplicità. E questo gli ha permesso di entrare nel cuore di chi, come me, ha sempre creduto, appunto, nella semplicità e nella bontà dell'uomo. Fin da bambino... Ed è precisamente nella "riflessione della clessidra" che comprendiamo il ruolo di Spencer/Olmi: l'anziano che vede attraverso i suoi piccoli occhi il suo ruolo di uomo nel mondo.
Il film, comunque, si realizza compiutamente nel finale, quando, tra commozioni e sorrisi, il Capitano Spencer declama, con la fatica degli anni e della vita, i bellissimi versi finali della poesia cinese, che è stata la parabola del manifesto poetico-pacifista del Maestro Ermanno Olmi. Perchè di Pace si tratta. Perchè di Perdono si parla. Perchè è di umana comprensione, e di civile rispetto, che si vive. Ci sono registi che urlano e offendono, pur di dimostrare un loro ideale (e magari discutibile), ma questa non è la via facile del Maestro Olmi. Assolutamente no.
Se avessi la fortuna e la gioia di incontrare Bud Spencer, gli chiederei perchè mai abbia fatto questo ruolo, dopo una vita passata nei panni di ben altri e famosi personaggi. E credo che mi risponderebbe, con enorme e incalcolabile saggezza e semplicità, proprio così: "Perchè son diventato grande". E credo che lo siamo diventati un po' tutti. Soprattutto dopo l'11 settembre.

Su Bud Spencer

Se la Signora Piratessa è la protagonista di una storia di orgoglio e di conflitto interiore, intorno alla quale è giusto vederci girare l'intera pellicola, è il grande Bud Spencer a trasfigurare il regista, come narratore quasi impotente, di un'ennesima guerra che ci stanca. Io, che oggi ho 25anni, sono cresciuto come un po' tutti credo, a pane e Bud Spencer. Non so chi potrà capirmi, ma rivedere un'icona del mio immaginario, iniettata nel mio DNA fin da bambino, ad anni di distanza dai suoi ultimi lavori, e lontana anni luce dai film che faceva,...bè, rivedere il gigante buono-Bud Spencer in questo capolavoro di Olmi, è stato come fare i conti con la mia coscienza. Un'emozione unica, che mi inumidiva gli occhi ogni volta che la macchina da presa si fissava sul corpo statico, un bel quadro d'autore, del mitco Bud. Da piccolo mi sentivo al sicuro, perchè sapevo che al mondo c'era Bud Spencer. Ma la mia sicurezza non nasceva dal fatto che lui "sistemava" i suoi cattivi (gli unici per i quali non facevo mai il tifo!), ma nasceva dalla sua bonarietà. Nasceva da quello che si vedeva: un omone tenero e buono, simpatico e buffo, rude ma con un gran cuore (Quando gli portano via il piccolo H725 in "Uno sceriffo poco extra e molto terrestre" nella scena del bosco, be'....mi vergogno, ma...piango sempre!). Ecco cosa mi rassicurava: l'esistenza vera e propria, non di Piedone, non di Bomber, non di Bambino o di Extralarge, ma l'esistenza di Carlo Pedersoli come uomo. Questo attore, del mitico cinema popolare, in coppia con Terrence Hill, è la chiave di lettura del capolavoro del Maestro bergamasco. E' attraverso i suoi occhi, sempre più chiusi, che il regista ci parla della sua, come della nostra, riflessione sulla guerra. Ma soprattutto sulla Pace. E' la stanchezza del Capitano-Spencer, che traduce la stanchezza delle orribili scene di guerra che siam costretti sempre a vedere. Sono i suoi ammiccamenti, i suoi sorrisi (inconfondibili per chi come me ha tutti i suoi film in cassetta), a tradurre quella leggera voglia di vivere, forte ed entusiasmante in ogni situazione. E' la celebre semplicità recitativa di Bud Spencer a tradurre la semplicità di un Maestro che vuole solo parlare di Pace, così semplicemente. Questa è sempre stata la carta vincente di Bud Spencer: un uomo buono e schivo, dal gran cuore, che s'è proposto sul grande schermo, sempre con semplicità. E questo gli ha permesso di entrare nel cuore di chi, come me, ha sempre creduto, appunto, nella semplicità e nella bontà dell'uomo. Fin da bambino... Ed è precisamente nella "riflessione della clessidra" che comprendiamo il ruolo di Spencer/Olmi: l'anziano che vede attraverso i suoi piccoli occhi il suo ruolo di uomo nel mondo.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati