Regia di Emanuela Piovano vedi scheda film
Elena (Bergamasco) è una psichiatra di primo pelo, con l’entusiasmo dei neofiti. Nel gruppo che le viene affidato, si appassiona a Fausto (Oliva), musicista disadattato che ha tentato il suicidio. L’interesse diventa ben presto passione, e nella storia d’amore è proprio lei che rischia di bruciarsi. Il messaggio di fondo del film è condivisibile (recuperare un malato di mente oggi è un’impresa disperata perché un mondo che fa del mercato un’ideologia è disumano e sbagliato); il suo interesse al mondo raccontato è sincero. Ma la Piovano (di cui si era apprezzato, anni fa, un film ”pasoliniano” su un carcere femminile, Le rose blu) si affida a vari caratteristi del cinema italiano che “fanno i matti” con esiti mai credibili, a poeticismi di sceneggiatura, a dialoghi didattici e tromboni che infilano una filippica dietro l’altra, a una messinscena senza nerbo e con scivoloni davvero volgari (i flashback su Fausto bambino). Decolla un po’ quando si fa melodramma, ma anche lì rimane schematico. Peccato per Sonia Bergamasco, su cui è costruito tutto il film e che fa il possibile per dare intensità al personaggio.
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