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Macbeth

Regia di Orson Welles vedi scheda film

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La recensione su Macbeth

di Antisistema
9 stelle

Una personalità poliedrica come Orson Welles dati anche i suoi trascorsi come regista teatrale di opere di William Shakespeare, sarebbe stato un approdo naturale prima o poi, quello di adattare prima o poi dei testi del drammaturgo inglese per il cinema e ne avrà l'occasione con il suo quinto film, decidendo di trasporre Macbeth (1948). Gli adattamenti Shakespearreani fino a quel momento furono poco remunerativi e poco soddisfacenti al cinema, ma l'Enrico V (1944) di Laurence Oliver cambiarono le cose ed un piccolo produttore si offrì di finanziare la pellicola di Orson Welles. Purtroppo per il nostro genio, i suoi film al botteghino non avevano mai brillato molto tranne Lo Straniero (1946) e tranne Quarto Potere (1941), tutti i suoi film gli furono smontati e rimontati dagli studios, nonché girati in condizioni produttive precarie e Macbeth non si sottrarra'  a tale infausto destino. Filmato con un budget miserrimo e in tempi strettissimi di appena 21 giorni, Welles nonostante tutto tira fuori l'ennesimo capolavoro della sua carriera.

Vincolato dalle finanze ristrette, il regista gira tutto negli studios, immergendo la vicenda in un grigio cupo spettale che dona un'efficace aura mortifera all'intero lungometraggio, ciò si combina efficacemente con delle scenografie stilizzate quanto spartane e l'accorta regia che inquadra spesso i personaggi a tre quarti dal basso, facendo risaltare la loro figura, specie quella del nostro imponente Macbeth interpretato dal gigantesco Welles, rispetto alla location, donando quindi una sensazione di illusoria grandezza della location, mascherando al meglio il basso budget produttivo.

 

Orson Welles, Jeannette Nolan

Macbeth (1948): Orson Welles, Jeannette Nolan

 

Siamo innanzi all'ennesima figura titanica tipica della filmografia di Welles, impersonata come spesso accade da quest'ultimo, complice anche la sua imponente mole fisica che riempie gran parte dell'inquadratura, emanando un gran carisma grazie alla sua presenza scenica. Un titano è succube o artefice del proprio destino? Il prologo iniziale con quell'intruglio pastoso da cui le tre streghe ricavano una figura in argilla modellata sulle fattezze del viso di Macbeth, sembra suggerire che il tutto sia predeterminato fin dall'inizio e l'uomo non sia altro che un burattino in mano altrui, eppure Macbeth potrebbe benissimo sottrarsi a tutto ciò, ma l'ambizione per il potere è troppo forte ed essere diventato nuovo signore di Cawdor non gli basta più, le sue mire sono rivolte molto più in alto.

La spinta decisiva viene da Lady Macbeth (Janette Nolan), la quale sin dalla sua entrata in scena invoca che l'abbandono di ogni umanità residua in lei a favore di una personalità che non abbia alcuno scrupolo di tipo morale e a poco a poco, come una goccia che corrode la roccia su cui cade, corrompe l'animo del marito incitandolo ad uccidere il re Duncan, messo in scena con un marcato tono espressionista.

 

Orson Welles

Macbeth (1948): Orson Welles

 

Sfruttando le inquadrature e un uso accorto delle luci ed ombre, Welles supera i limiti del budget che ammontava a tre barattoli di ceci e due di fagioli, regalandoci sequenze di notevole fattura tecnica, come il lunghissimo piano sequenza in cui Lady Macbeth incita il marito al delitto nonostante i dubbi morali di quest'ultimo, nonché la lunga scalinata in pietra che porta alla stanza in cui dorme il re, che si staglia sullo sfondo assurgendo a chiara metafora della faticosa arrampicata irta di atrocità per afferrare l'agognato potere, per poi uscire del tutto cambiati da quella stanza scura con le mani in primo piano lorde del sangue del delitto compiuto.

Welles conosce molto bene le opere di Shakespeare e ci restitusce nel suo Macbeth tutta la complessità linguistico-letteraria dei dialoghi del testo, nonché un'accortezza sublime nello scavo psicologico dei coniugi Macbeth sempre più ebbri e corrotti dal potere, fino a scadere nella pazzia derivante dal peso delle atrocità commesse per raggiungere e poi mantenere la corona.

I meandri della mente si contorcono preda di dubbi che danno vita ad allucinazioni mentali che si esternalizzano nella scenografia tramite i lunghi ed intricati corridoi oscuri della dimore del sovrano in cui poco a poco Macbeth perde sempre più il senno, per poi trincerarsi dietro la rassicurazione di un ulteriore profezia che sembra impossibile a realizzarsi. Da qui il crollo fragoroso del nostro titano, poiché la nebbia enigmatica del destino, scaturisce sempre dalle azioni umane, proprio come la corona che lui ha conquistato con il sangue ed in modo altrettanto violento gli sarà sfilata dal suo capo. Paragonato sfavorevolmente ad Amleto di Laurence Oliver (1948), andò male alle anteprime, così venne obbligato il regista ad un ridoppiaggio che eliminasse l'accento scozzese e ad un nuovo montaggio che ridusse l'opera a poco più di 80' minuti. Oggi il film come concepito dal regista è possibile visionarlo nel dvd nostrano il lingua originale con sottotitoli italiani e resta un piccolo capolavoro di finezza cinematografica che riesce a sopperire al meglio alle numerose limitazioni produttive.

 

Orson Welles, Jeannette Nolan

Macbeth (1948): Orson Welles, Jeannette Nolan

 

Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

 

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