Regia di Orson Welles vedi scheda film
"Venite o spiriti che ispirate la morte.
Ch'io donna più non sia.
E colmatemi dalla testa ai piedi, fino all'orlo della peggiore crudeltà.
Fate più denso il mio sangue.
Chiudete ogni accesso e via al rimorso, cosicché nessun risveglio della femmina coscienza scuota il mio atroce disegno e con dolcezza mi impedisca di eseguirlo.
Venite al mio seno di donna a mutarmi il latte in fiele, o maestri di ogni delitto.
Dovunque nelle vostre invisibili forme serviate le forze del male.
Vieni, notte profonda, e avvolgiti nel tuo più buio dell'inferno, così che il mio pugnale non veda le ferite che apre e il cielo non possa affacciarsi alla coltre di nuvole per gridare: ferma! ferma!"
Il potere della profezia
In una Scozia cupa ed inaridita di un Basso Medioevo che pare vittima di un grave cataclisma o una mortale carestia, i generali Macbeth e Banquo fanno ritorno a casa, dopo aver volontariamente sconfitto le forze alleate di Norvegia ed Irlanda, costringendole alla riturata.
Sulla via del ritorno, stanchi ma contenti di far ritorno alle rispettive famiglie, i due condottieri si imbattono in tre streghe orrende, che profetizzano loro un futuro imminente o non molto lontano davvero intrigante.
A Macbeth pronosticano un futuro prossimo da re di Scozia, senza tuttavia dar seguito a eredi diretti, mentre a Banquo che diventerà figlio di una futura stirpe di re. Dopo essere svanite nel nulla le streghe rimangono un ricordo fisso nella mente dei due, che si apprestano ad incontrare il re di Scozia, Duncan, desideroso di complimentarsi e premiare i due valorosi combattenti.
Quindi i re decide di soggiornare nel castello di Macbeth, che anticipa il sovrano per avvisare moglie e servitù di quella gradita ma impegnativa visita.
Lady Macbeth, venuta a conoscenza dal marito di quella strana ma allettante profezia, inizia ad instillare nel marito la tentazione di ordire un agguato notturno al sovrano, adducendo la colpa ai suoi ignari servitori, adeguatamente resi ebbri durante l'agguato di Macbeth. E tutto avviene furtivamente nella notte, fino ad arrivare al mattino successivo, con la scoperta del cadavere, e il nostro assassino che finge sconcerto e reagisce uccidendo i poveri servitori, togliendosi di dosso l'onere di doverli processare e ascoltare la difensiva di ognuno di loro.
A quel punto la torva profezia torna alla mente e l'ipotesi che Macbeth, effettivamente designato re per acclamazione dagli altri generali, sia destinato a deporre la corona a favore della discendenza di Banquo, spinge costui a tramare progetti di vendetta e risoluzione, così come induce il generale e il giovane figlio a dileguarsi in fretta, temendo attentati a tradimento.
I sicari un po' maldestri che Macbeth ingaggia velocemente per raggiungere i fuggiaschi e giustiziarli, riescono nel loro compito solo a metà: infatti il figlio di Banquo, Fleance, sopravvive e fugge all'agguato mortale.
Il suo antagonista rimane così frustrato alla notizia che, durante i festeggiamenti per la sua incoronazione a re, l'uomo inizia ad accusare visioni misteriose del suo ex amico divenuto avversario ed ucciso poco prima, dando mostra di vaneggiamenti nei confronti dei commensali, che solo la scaltra Lady Macbeth riuscirà a placare.
La vendetta del re sempre più folle dal timore di essere detronizzato, induce l'uomo a perpetrare stragi tra i sospettati lord di Scozia, e primo fra tutti il prode Macduff, che sfugge ad un attentato e corre a cercare rinforzi, ricevendo notizie della strage di tutta la sua famiglia in vece sua. E se lady Macbeth da un lato, rosa dai sensi di colpa, trascorre notti insonni sfregandosi le mani come nel gesto vano di ripulirsi la coscienza, fino a darsi la morte nel tentativo stremo di togliersi di dosso l'angoscia che la tormenta, Macbeth si prepara allo scontro contro Macduff e i suoi nobili alleati, facendosi forte di quel finale della profezia in cui le streghe prevedevano che nessun uomo nato da donna potesse ferirlo a morte, e non sapendo che il suo avversario Macduff era nato prematuro e fu estratto prematuramente dal ventre materno, quindi tecnicamente non nato da donna. La terza profezia delle streghe si realizza con l'effetto del bosco in movimento, ovvero l'unica forza che avrebbe potuto sconfiggere la resistenza del re appena eletto.
L'armata di Macduff e Malcolm infatti maschera la propria consistenza numerica coprendo i soldati con rami di pino, dando l'idea in lontananza di una selva in movimento. La fortezza d Macbeth viene espugnata e il folle e perfido sovrano Macbeth, a seguito di un acceso duello con Macduff, verrà a soccombere fino ad essere decapitato, avvalorando anche la quarta ed ultima profezia delle tre streghe.
Roccia scura come in un presepe vivente.
Lande deserte e bagnate dall'acqua marina fanno da opportuna scenografia ad una delle tragedie più fosche e cruente di Shakespeare. Ma anche una delle più suggestive, grazie proprio all'elemento novità, ovvero dal sovrannaturale rappresentato dalle tre streghe e dalla profezia che crea morte e sopraffazione, decimando la casta nobiliare dei papabili al trono di una Scozia tetra e incastonata in paesaggi spettrali e lividi.
La versione di Orson Welles datata 1948 per diversi motivi risulta strettamente legata alla versione teatrale portata sulle scene dallo stesso regista presso l'University Theatre di Salt Lake City, per pochi giorni, in occasione dello Utah Centennial Festival.
Welles è, come al solito, a corto di soldi, dato che non è riuscito a trovare altri se non un produttore minore che lo costringe ad utilizzare lo stesso cast di nomi poco noti al cinema, e scenografie al risparmio, seppur di fatto suggestive e pertinentemente tetre, in parte ricavate da quelle della manifestazione.
Il film impiega diversi mesi per essere portato a termine, come è consuetudine quando si ha a che fare col genio controverso e tutto luci ed ombre del celebre regista del Wisconsin. Il regista decide di preregistrare i dialoghi dallo spettacolo teatrale per portarsi avanti con la gestazione e girare più velocemente. La prima versione del film viene poi presentata in Concorso nel settembre del '48 al Festival di Venezia, e nell'ottobre successivo avviene la prima nelle sale americane.
Il produttore, tuttavia, non soddisfatto del forte accento scozzese della versione teatrale, decide di ritirare il film per farlo doppiare nuovamente. Con l'occasione si cerca di dare al film un taglio più veloce, attuando tagli che portano la pellicola dagli originari 102 minuti ai soli 81 della versione definitiva.
Si tratta per Welles di una delle molte battaglie che hanno funestato la lavorazione di tanti tra i suoi film, costringendo l'autore a lasciarne molti incompiuti o addirittura solo abbozzati.
Nel film comunque teso ed efficace, si apprezza la recitazione ferina e il carattere tetro che lo stesso Welles, carismatico protagonista, riesce a conferire al suo fosco ed inquieto personaggio, nella mutazione che la profezia rende alla stregua di una belva assetata di potere e disposta al più turpe degli atti di sopraffazione.
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