Regia di Alessandro Haber vedi scheda film
L'esordio alla regia di Alessandro Haber è con un film coraggioso, ma irrisolto, tratto da un testo teatrale (di Vittorio Franceschi, che l'ha anche sceneggiato) e che risente un po' troppo delle sue origini. Quasi tutta l'azione si svolge all'interno di un appartamento ed i personaggi sono essenzialmente tre, dei quali uno (Marianna/Monica Scattini) entra in scena a metà pellicola circa; i limiti dell'operazione sono questi, evidenti ma mitigati dal tris di buoni interpreti (il regista stesso, la Scattini e proprio Franceschi, anche se quest'ultimo è sempre un pelino sopra le righe, appunto: teatrale) e dalla fotografia luminosa di Italo Petriccione. Che spesso il pazzo non sia quello che la massa ritiene tale è una morale abbastanza vecchia, che i traumi principali dell'esistenza ci siano fedeli compagni di vita è un altro dato di fatto che non aveva particolare bisogno di essere rimarcato; Scacco pazzo ha di buono lo sguardo di pura tenerezza nei confronti del 'malato' (tenerezza che però non deve andare a trasformarsi in un'eccessiva indulgenza) e la costruzione di un rapporto a due (fra i fratelli) convulso, ingestibile, sempre ad un passo dall'implosione e dominato essenzialmente dagli assenti: il padre, la madre, la fidanzata morta anni prima. 5/10.
Antonio è un cinquantenne regredito mentalmente allo stadio infantile e vive chiuso in casa con il fratello. L'origine della pazzia dell'uomo è stata una decina di anni prima la morte, il giorno delle nozze, della sua fidanzata. Quando in casa entra Marianna, la donna che il fratello frequenta, Antonio si ingelosisce.
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