Regia di Chu Chun-Teng vedi scheda film
In un villaggio di pescatori taiwanese l’orfano Liang salva la vita a una ragazza che sta per affogare. Una volta accolta in casa, intreccia con lei una relazione che li isola dal mondo e li connette a un’interiorità animista che lega lui alla natura e alla bestialità, e che rende lei una creatura enigmatica e inacciuffabile. L’esordio di Chun-Teng Chu sogna di rifare Kim Ki-duk (L’isola, Bad Guy, Crocodile) ma gli preferisce una malinconia che, seppur curiosa se abbinata alle pulsioni più masochiste del rapporto fra i due protagonisti, sgonfia le atmosfere su lidi scontati, facendo degradare l’entusiasmo della messa in scena in un piccolo esercizietto di stile. Cinema pansessuale, imamuriano nel proporre un erotismo gioioso e impudico ma mai ammiccante, soffre molto della carenza di carisma dei due protagonisti, con cui dovremmo rinchiuderci in un umido e lacustre impero dei sensi, ma non riusciamo mai a perdere la chiave per inabissarci con loro.
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