Espandi menu
cerca
Timestamp

Regia di Kateryna Gornostai vedi scheda film

Recensioni

L'autore

EightAndHalf

EightAndHalf

Iscritto dal 4 settembre 2013 Vai al suo profilo
  • Seguaci 235
  • Post 59
  • Recensioni 1083
  • Playlist 35
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Timestamp

di EightAndHalf
4 stelle

 

I “false friends”, cioè le parole inglesi che intuitivamente tradurremmo in un modo ma invece vogliono dire altro, ci indurrebbero a credere che “timestamp” stia per “stampa del tempo”, e per diretta connessione “fotografia del tempo”, istantanea di un luogo in un momento preciso. In realtà, il “timestamp” del titolo del documentario di Kateryna Gornostai, selezionato in concorso alla Berlinale 75, c’entra col tempo ma in un altro senso. Infatti è il cronometro del Torniquet, sistema di lacci e cinghie che emostatizza un arto quando questo subisce una grave emorragia. Lo illustrano ai ragazzi di una scuola alcuni militari, ormai novelli “insegnanti di sostegno” di un ordine scolastico ucraino che educa i giovani alla guerra, iniettandola per forza di cose nella loro quotidianità. D’altronde in città come Bucha, Cherkasy, Zaporizhzhia, gli allarmi dei raid aerei sono all’ordine del giorno e gli studenti delle scuole devono essere preparatissimi ad evacuare gli spazi dell’apprendimento e sapere cosa fare in casi di emergenza, spesso interrompendo l’ordine di idee delle lezioni, e magari fantasticando sulla possibilità di andare loro stessi al fronte. 

La regista ha viaggiato tra le regioni più colpite dall’invasione russa dell’Ucraina fra il marzo 2023 e il giugno 2024, per realizzare un ritratto di vita collettiva che si fa strada fra morte e macerie. Al nome di ogni località si accompagna la distanza dal fronte di guerra o dal confine della Bielorussia, indicazione a margine di un’eco bellica insilenziabile. Quindi ad ogni didascalia è come se ci ricollocassimo nello spazio, facendo la spola fra situazioni molto diverse tra di loro, senza mai però davvero trovare la misura di quelle differenze, il respiro di un enorme paese che il camerawork di Timestamp nega insistendo su gesti minimi, dettagli rivelatori e liricità improvvisate, puntualmente simboliche di innocenze infantili sporcate dai venti del conflitto. Il film è molto sentito e commosso, e non è di certo di per sé illegale evitare di soffermarsi su una situazione e saltellare da una all’altra come una mosca. Ma per quel reportage che sembra presentare il titolo si imporrebbe una maggiore struttura, che dia respiro a quei dettagli tanto amati dall’occhio della regista e che non li strozzi in un rimbalzo indiscriminato da un volto a un altro, da una classe a una palestra, da un rudere a una festa di diploma. Il rischio è quello di un effetto reel a scorrimento dal patetismo facile, volatile ed evanescente, da cui non può estrarsi neanche un’immagine che duri davvero nella memoria. Il titolo è davvero un false friend, il film non è un reportage; è invece sul serio il timer di un Torniquet, solo che Gornostai non ha interesse né a tamponare né a cronometrare questa emorragia caotica di scene che vogliono dire sempre la stessa cosa col rischio di non dire più nulla e di non dare la giusta densità a una situazione tragica del nostro contemporaneo. 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati