Regia di Joel Schumacher vedi scheda film
Veronica Guerin gambizzata e terrorizzata. Veronica Guerin con la faccia deformata dai pugni. Veronica Guerin, con la maglia rossa del Manchester United, colpisce un pallone e pensa. Veronica Guerin che bussa e suona ad ogni porta. Cate Blanchett (la sua presenza giustifica la visione quasi di qualunque film) si fa prendere dal ricordo, dalla tenacia, dall’imprudenza e dal coraggio della giornalista uccisa in Irlanda nel giugno del 1996. Di un giornalismo scattante, che indaga, che non si limita a riportare i fatti e vuole identificare responsabili, mandanti occulti e palesi, si può morire. La colpa della protagonista è stata quella di voler smascherare ed inchiodare in prima pagina i padroni del traffico di droga in Irlanda. Guardata con scetticismo dai colleghi, pronta a sfruttare le sue fonti nella malavita e nella polizia, affiancata amorevolmente dal marito, invitata ad avere una sana paura dalla madre, la Guerin, nel film di Joel Schumacher ispirato alla tragica storia della più nota giornalista irlandese, ha un’irruenza, uno sprezzo del pericolo, un ardore, una sfrontatezza che probabilmente apparteneva alla vera Veronica, ma che al cinema sembra il risultato di una mancata mediazione tra scena e cronaca. Costruito in flashback, il film descrive, con pochi e brutali tratti, il sottobosco selvaggio della delinquenza, enfatizza la grinta della protagonista. È un biopic, un nobile necrologio. Non è un “pezzo” di denuncia o un’inchiesta cinematografica. Colin Farrell fa una partecipazione speciale.
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