Regia di Eleonora Giorgi vedi scheda film
Storie di assoluta quotidianità vista da una bambina che cresce negli anni ’60 e ‘70. Tanti figli, una mamma pia e un po’ inetta (Muti), un padre assente (Giommarelli). Evidenti gli spunti autobiografici, ma non si vede chi possa essere interessato a questa sequela di chiacchiere, ricordi d’infanzia, pranzi domenicali e scenate. Alla fine viene fuori che il papà amato-odiato era bigamo (e siccome Storia e quotidiano si intrecciano sempre, la Muti scopre di esser cornuta durante l’allunaggio di Armstrong). Ma a quel punto ci siamo sorbiti un’ora e mezza di stereotipi travestiti da personaggi, attori pietrificati che recitano banalità, bambini da spot delle merendine, voci over alla Muccino e tirate protofemministe. La regia è perfino inferiore alla media televisiva, la ricostruzione d’epoca assai trasandata (se non ci fossero le sigle dei Tg, non capiremmo mai in che epoca siamo). Volendo, si ride un po’ nel finale con Muti e consorte truccati da vecchi, e in una scena di molestia sessuale al ralenty. Produce Massimo Ciavarro, musiche dello scrittore Andrea De Carlo: nessuno in questo film che faccia il proprio mestiere. Finanzia lo Stato, con i fondi dell’articolo 8 per gli esordienti.
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