Regia di Silvio Soldini vedi scheda film
Una storia basata su un assurdo paradosso: in un mondo affamato dalla guerra, la possibilità di mangiare cibo sopraffino diventa una condanna… una condanna da cui non ci si può esimere passando giorni, settimane, mesi, anni a temere in ogni morso la morte… una morte in nome della patria, ma in realtà una morte senza alcun eroismo...
Oggi vi parlerò dell’ultimo film di Silvio Soldini che si chiama Le assaggiatrici ed è l’adattamento dell’omonimo romanzo del 2018 di Rosella Postorino, pluripremiato e tradotto in ben 32 lingue…
se volete vedere la videorecensione con tutte le foto e gli inserti di Roberto Leoni, la trovate qui:
LE ASSAGGIATRICI videorecensione di Cristiana Bini Leoni "con" Roberto Leoni
L’idea del romanzo è nata nel 2014 quando Rosella legge un articolo su Margot Wölk, una tedesca che in un'intervista per il suo novantacinquesimo compleanno, aveva rivelato di essere stata una delle assaggiatrici di Hitler di cui nessuno aveva mai saputo l’esistenza…
Rosella è molto colpita dalla storia di questa berlinese che scappata dai bombardamenti, arriva in Prussia dai suoceri giusto in tempo per finire tra le giovani donne scelte per assaggiare i cibi di Hitler e verificare che non siano avvelenati dagli inglesi prima che vengano portati alla Tana del Lupo, il celebre quartier generale del Fuhrer.
Per mesi Rosella cerca di entrare in contatto con Margot ed infine riesce a prendere un appuntamento, ma non la incontrerà mai perché purtroppo la donna muore e la scrittrice può solo basarsi sulle interviste rilasciate successivamente all’incredibile rivelazione…
Quindi la protagonista del romanzo narrato in prima persona, è un personaggio immaginario solo ispirato a Margot Wälk, con cui Rosella Postorino vuole raccontare «la guerra dal punto di vista delle donne, che restano a casa, ma che in questo caso fanno parte a loro volta di un piccolo esercito, un esercito senza armi se non il proprio corpo, e che come soldati sono costrette a sacrificare la propria esistenza per una causa più grande: il Terzo Reich.»
Proprio una svastica pende come una spada di Damocle alle spalle delle assaggiatrici del film tratto dal libro che è appena stato pubblicato quando Cristiana Mainardi e Lionello Cerri sono colpiti dalla copertina e lo comprano alla stazione di Roma per leggerlo durante il viaggio per tornare a Milano…
Ed è un colpo di fulmine, perché scendono dal treno decidendo che sarà il prossimo film prodotto dalla loro casa di produzione cinematografica, la Lumière & Co…
Rapidamente, mentre il libro fa incetta di premi e ha un successo mondiale, con oltre mezzo milione di copie vendute in 46 Paesi, i due produttori riescono a portare nel progetto, che sarà diretto da Cristina Comencini, coproduzioni americane e inglesi e cominciano i sopralluoghi in Polonia, ma… scoppia la pandemia di Covid-19 e salta tutto…
Quando finisce la pandemia occorre ricominciare tutto daccapo e oltretutto scoppia la guerra in Ucraina rendendo impossibile girare in Polonia… solo la loro resilienza permette di trovare nuovi coproduttori in Belgio e Svizzera, nonché il prezioso aiuto della Film Commission di Sudtirolo e Alto Adige, tutti luoghi dove si svolgono le riprese del film che è stato già venduto in 50 paesi.
Anche Cristina Comencini non è più disponibile perché impegnata nella realizzazione per Netflix di Il treno dei bambini, così offrono il progetto a Silvio Soldini, un regista che ha una particolare attenzione per le donne di cui hanno già prodotto moltissimi film, tra cui il suo più famoso e più premiato, Pane e tulipani.
Silvio Soldini a 21 anni studia cinema a New York e quando torna a Milano traduce telefilm americani e fa l’aiuto regista pubblicitario entrando in contatto con un altro aiuto regista pubblicitario, un suo coetaneo con cui condivide il sogno di fare cinema…
È Luca Bigazzi che infatti poco dopo esordisce come direttore della fotografia nella prima esperienza di regia di Soldini, il mediometraggio Paesaggio con figure che partecipa al festival di Locarno…
Bigazzi è anche il direttore della fotografia del primo lungometraggio di Soldini, L'aria serena dell'ovest prodotto dalla sua neonata casa di produzione Monogatari.
La sua carriera è segnata e diventa il collaboratore oltre che di Soldini, anche di Martone, di Sorrentino, della Comenicini e di molti altri registi, raccogliendo tantissime candidature e più premi di qualunque altro direttore della fotografia italiano, dai Nastri d’argento ai David di Donatello, dai Ciak d’oro ai Globi d’oro…
Ma non è il direttore della fotografia di Le assaggiatrici perché è impegnato con altri film tra cui uno di Cristina Comencini… quest’ultima, anche se non dirige il film, firma la sceneggiatura insieme alla figlia Giulia Calenda, a Ilaria Macchia, Doriana Leondeff, Lucio Ricca e lo stesso Soldini che per la seconda volta gira un film tratto da un libro…
…il primo era Brucio nel vento tratto dal romanzo di una scrittrice ungherese ed infatti lo ha girato in ceco, così come Le assaggiatrici è girato in tedesco…
Perché anche se il libro è scritto da un’italiana, per Soldini non avrebbe avuto senso girare un film ambientato nel 1943 in Germania con attori non tedeschi e quindi ha passato molto tempo a Berlino per scegliere tutti i protagonisti del film con un risultato davvero notevole, tanto che la scrittrice vedendoli si è commossa perché sono esattamente come lei li immaginava mentre scriveva la loro storia…
Una storia basata su un assurdo paradosso: in un mondo affamato dalla guerra, la possibilità di mangiare cibo sopraffino diventa una condanna… una condanna da cui non ci si può esimere passando giorni, settimane, mesi, anni a temere in ogni morso la morte… una morte in nome della patria, ma in realtà una morte senza alcun eroismo perché come dice Rosella Postorino le donne non muoiono da eroi…
La nostra protagonista, Rosa un nome che senza dover fare grandi deduzioni psicanalitiche, la scrittrice stessa ha ammesso derivare dal suo Rosella, è giovane, è disperata di fronte a questo giornaliero rischio di morire per salvare il Fuhrer, un rischio che terrorizza perfino le assaggiatrici più devote al Reich, ed è sola perché non ha più notizie di suo marito Karl disperso al fronte…
E la solitudine è forse la cosa peggiore perché rende la vita davvero inutile nella costante attesa che arrivi il temuto cibo avvelenato…
Adesso a chi non ha visto il film e non vuole uno spoiler, conviene interrompere la visione e riprenderla dopo averlo visto…
Perché non potevo non parlare di quello che per Rosella era un grande rischio, anche se sapeva che se avesse funzionato avrebbe fatto la fortuna del libro… ad un certo punto, succede qualcosa di inatteso che spiazza completamente lettori e spettatori suscitando perfino un senso di fastidio, eppure poi diventa assolutamente naturale…
Infatti, Rosa sfoga la sua disperazione per questa vita senza futuro, con il marito forse morto e la sua stessa vita appesa a un filo… lasciandosi irretire dal capo dei soldati nazisti, il temibile ufficiale delle SS Albert Ziegler…
Lo so, anche io sono rimasta di sasso e mi sono chiesta perché?!? Ma poi, quando la relazione prosegue mi sono resa conto che era una fuga, perché i due corpi nudi nel fienile non sono più un aguzzino e la sua vittima, ma semplicemente un uomo e una donna in fuga dall’orrore, anche da quello provocato da loro stessi…
L’ufficiale delle SS non è quello classico che strilla e spara, ma è molto più angosciante, perché è autoritario e terrorizza tutti, anche se poi sembra che si sciolga quando è tra le braccia di Rosa… però, è sempre pronto a riprendere il suo ruolo perché non è disposto a perderlo in nessun caso…
I due attori, Elisa Schlott e Max Riemelt, sono stati davvero all’altezza di affrontare questa sfida rischiosissima che avrebbe potuto compromettere tutto il film e invece grazie alla sensibilità di Soldini che ha sempre un’attenzione particolare per i rapporti d’amore complicati, dopo il primo attimo di disorientamento, la storia riprende a scorrere fluida…
Perché, anche se non c’è un lieto fine e anche se nella accurata ricostruzione della scenografa Paola Bizzarri si sente profondamente tutta la disperazione della guerra, eppure come in tutti i film di Soldini, non tutto è perduto e c’è ancora una speranza… forse l’amore riuscirà a contrastare tutto il male causato dagli uomini… esattamente come speriamo che accada in tutte le guerre che devastano il mondo…
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