Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film
L'attimo prima della morte è un'istante di effimero splendore, lo zenit che racchiude la summa di tutta la vita di un essere umano, "viva l'anarchia" urlerà Bartolomeo Vanzetti (Gian Maria Volontè) prima di essere fulminato sulla sedia elettrica, così come la defenestrazione del povero Andrea Salsedo, inquadrata con un'inquientante quanto infinito rallenty fisso sulla sua figura roteante a mezz'aria al momento della caduta dal quattordicesimo piano di un edificio dell'FBI, la versione ufficiosa dirà che l'uomo si è suicidato, evidentemente era depresso ed ha scelto proprio quell'edificio per farla finita, oppure dopo essere stato malmenato e torturato dagli agenti federali, non ha detto nulla che potesse compromettere il movimento anarchico e così qualche testa calda dalla mano pesante l'ha scaraventato fuori dalla finestra, inutile dire che tale versione ufficiosa è sempre stata rigettata come infondata dalle autorità e sulla verità niente si può venire a sapere, neppure dopo 100 anni dalla tragica fine di quell'uomo.
Ma quei flash improvvisi di Andrea Salsedo sospeso nel vuoto mentre ruota lentamente come se la caduta non arrivasse mai, si affacciano nella mente di Vanzetti nel corso del film, sottolineando la condizione degli oppositori al sistema imperialista americano, che si arroga il diritto di emarginare, arrestare e financo uccidere liberamente chiunque non viva secondo le sue regole.
Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo (1971) è stato accusato all'epoca da Vincent Canby di essere l'ennesima invettiva della sinistra europea contro gli Stati Uniti, rivelando una verità non rimossa da parte dell'establishment critico-istituzionale americano; la presunzione di essere sempre nel giusto convinti di non poter mai sbagliare e di ricercare i problemi della propria nazione solo e soltanto all'esterno dei propri confini, senza una benchè minima capacità di autoanalasi verso il proprio fallimentare sistema, d'altronde già accostare l'anarchia alla sinistra denota una capacità di analisi piuttosto ridotta da parte del critico, evidentemente incapace di pensare in un qualsiasi modo che non sia quello istituzionalizzato ed imposto dal sistema, contrapposto a quello nostro che invece punta a liberare l'uomo dal giogo del potere non per far posto ad un altro sistema (quello comunista), ma per giungere al fine ultimo dell'uomo, una società dove tutti gli esseri umani sono liberi, eguali e senza alcuna distinzione economica, fino a cancellare anche le differenze tra nazioni imposte dai confini artificialmente creati, per quest'utopia tanto semplice da capire e da realizzare, quanto ovviamente respinta dal sistema predominante che vuole tutto per chi sceglie lui, sono morti Sacco e Vanzetti, due italiani emigrati negli USA ad inizio del 900' in cerca di fortuna e poi avvicinatasi all'ideale anarchico e per questo giustiziati dopo un processo farsa dallo stato americano.
Politicamente schierata, ma con una capacità espressivo-cinematografica rimarchevole, l'opera non raggiunge i fasti del cinema politico-civile di Rosi o Petri, però Montaldo con i suoi limiti, riesce a ricostruire bene gli anni 20' ed il clima di quel periodo, dove dopo la fine del primo conflitto mondiale e la nascita del primo stato socialista con la rivoluzione in Russia, l'establishment politico-economico temeva fortemente l'arrivo della rivoluzione nel proprio paese e quindi tramite procedure incostituzionali (alla faccia della democrazia), hanno represso malamente il movimento nascente comunista e al contempo fatto fuori tutti i movimenti antagonisti, apertamente sostenuti nella caccia alle streghe dal ministro della giustizia Palmer, che giocando sul divide et impera, approfittando anche della scarsa conoscenza della lingua e soffiando sulle pulsione xenofobe di tanti americani, ha fatto arrestare, deportare, condannare ed espellere decine di migliaia di persone.
In questo tetro clima politico si muovono Sacco e Vanzetti, due anarchici italiani, vittime del razzismo e dell'intolleranza di quello che si spaccia come paese della democrazia, già all'epoca come ben si sottolinea nella pellicola, le prove presentate dall'accusa erano meramente indiziarie e molto contraddittorie nel voler collegare i due uomini, ad una rapina con omicidio avvenuta qualche mese prima del fermo da parte della polizia. Se un'accusa si può muovere all'opera è forse di essere schierata a priori in tutto sulla sua tesi di fondo, lasciando poco spazio al resto, ma questo diventa ben poca cosa in confronto alla miriade di pellicole che acriticamente si fanno portatrici dell'american way life che giornalmente ingurgitiamo senza muovere un dito, perciò sono da respingere e ritenersi pretestuose le critiche di antiamericanismo a buon mercato che da più parti i detrattori hanno rivolto alla pellicola, poichè tutto quello che il film mostra è assolutamente vero, anche se accentua sin troppo il didascalismo cronachista da inchiesta. Non si può accusare un'opera del genere con tali sterili accuse, gli Stati Uniti sono stati responsabili dell'omicidio deliberato di due persone in quanto immigrati e soprattutto anarchici, a prescindere quindi da come la si pensi sulla pena di morte, la loro condanna fu frutto di considerazioni meramente politiche, con tanto di etichette razziste e considerazioni di tipo ideologico da parte dell'accusa e del giudice, in barba ad ogni elementare norma di procedura penale, ma d'altronde la natura esclusivamente politica viene rimarcata nell'ottimo scambio dialettico tra il governatore dello stato e Vanzetti, il quale fieramente ribadisce il suo credo anarchico e l'impossibilità di poter riconoscere l'autorità statale, in contrasto con l'indole più umana del suo amico Sacco, interpretato da un sommesso e molto umano Riccardo Cucciolla, che crede ancora nella causa ma risulta molto più disilluso del collega, perchè giustamente pragmaticamente interessato a salvare la propria vita, senza volersi immolare per un'idea ed una sua applicazione concreta per un paese che l'ha sfruttato in cambio di una paga da fame e odiato per lunghi anni, tanto da avere un fragoroso crollo nervoso in cella. Il film riporta dalle ombre alla luce una storia che deve essere preservata per sempre nella memoria di ognuno di noi, perchè la triste vicenda di Sacco e Vanzetti, accompagnata dalle dolenti sonorità di Ennio Morricone, è un inno alla libertà delle idee di una persona non sacrificabili innanzi alle perversioni della politica.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta