Regia di Ed Solomon vedi scheda film
Levity significa leggerezza. Questo significato non ha alcuna pertinenza con questa opera prima di Ed Solomon (autore della serie Tv Laverne & Shirley e sceneggiatore, tra l’altro, di Men in Black) su un uomo (un inguardabile Billy Bob Thornton con parrucca bianca, stempiatura e carisma contraffatto da reduce di una band di hard rock) uscito dal carcere che vuole espiare l’omicidio, compiuto in gioventù, del commesso di un negozio. La redenzione, l’archiviazione del senso di colpa, il riscatto pretendono un cammino a tappe e un passo pesante (di testa, di dialoghi e di messa in scena). La leggerezza abita difficilmente dalle parti di una storia prevedibile, scritta e architettata in modo pedissequo. Levity significa anche superficialità e in questo film brutto e sfatto abbonda nella regia e nella direzione degli attori. Il cast di solisti dalle ottime credenziali, Morgan Freeman, Holly Hunter, Kirsten Dunst, è abbandonato in ruoli borderline, da caratteristi, molto convenzionali: il predicatore eccentrico e ambiguo, la sorella dell’assassinato e madre di un ragazzo difficile, la giovanetta dallo sballo facile e con una madre suonata. Studio Canal persegue, senza tentennamenti, la sua patetica concezione produttiva di un cinema americano diverso, alternativo, da ascrivere a un non identificato filone “indipendente”.
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