Regia di Xavier Giannoli vedi scheda film
Un'analisi sofferta, lucida, implacabile delle reazioni di tre ragazzi, Charlotte, Paul e Ninon, di fronte alla incontrollabile intensità della malattia e delle passioni. Con sorprendente sobrietà, l'esordiente Giannoli descrive lo straziante intreccio di paura, desiderio e disgusto che infiamma questo triangolo clinico-amoroso, mai precipitando nel ricattatorio o nel voyeuristico. La scelta di una messa in scena spoglia e disadorna (digitale fenomenologico e illuminazione essenziale del prodigioso Yorick Le Saux) sopprime ogni pietismo, radiografando l'anima dei personaggi con toccante asciuttezza. Giusto il paragone con "Son frère" di Patrice Chéreau. Ma se nel film di Chéreau i corpi sono raccontati come se fossero psicologie, Giannoli fa esattamente il contrario, osserva le psicologie come corpi in azione: opacità inafferrabili. Laura Smet (Charlotte) e Marie Denardaud (Ninon) scrivono le loro interpretazioni con un'adesione aspra e sensuale, Nicolas Duvauchelle (Paul) con un'economia stupefacente, quasi ostile nella sottrazione estrema della recitazione. Un'ultima cosa, letteralmente nauseante. In molte città italiane questo film non è passato in sala. Il più bell'esordio francese del 2003 non è passato in sala. Questo, direbbe l'amico Jay, fa pensare.
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