Regia di Vittorio De Seta vedi scheda film
Tra Pasolini e Don Lorenzo Milani, De Seta realizza un piccolo miracolo produttivo e artistico, con l'aiuto di una RAI che aveva ancora sprazzi di dignità nello svolgere la sua funzione di servizio pubblico e di fucina di cultura. Anche grazie alla totale adesione al personaggio (ben oltre il rapporto di semplice interpretazione attoriale) di uno straordinario Bruno Cirino, il regista ci porta nel mondo a parte di un maestro elementare catapultato, a metà dell'anno scolastico, nella classe più emarginata di una delle scuole più disastrate delle periferie romane. I programmi didattici, imposti dal Ministero e propugnati da un direttore assente ed ottuso, spesso antiquati e reazionari, potrebbero anche funzionare con una classe diversa da questa quinta elementare in cui gran parte degli alunni diserta le lezioni. Il primo compito del maestro è quindi quello di andare casa per casa, baracca per baracca, a recuperare i suoi studenti perduti, molti dei quali pluriripetenti. Il secondo è guadagnarsi il loro rispetto e il terzo interessarli a quello che hanno sempre vissuto come un'imposizione senza scopo calata dall'alto. Purtroppo, come sempre, i metodi innovativi e democratici (che hanno fruttato, fra l'altro, una ricerca sulle abitazioni fatiscenti, intitolata dai ragazzi "I malestanti" e addirittura un giornalino sulla Seconda Guerra Mondiale dal titolo "V°: non ammazzare"), importati dal maestro, non saranno apprezzati dalle gerarchie del sistema scolastico. Resta, in ogni caso, il film di De Seta, geniale e sentita testimonianza, a metà tra finzione ed improvvisazione, di un esperimento che valeva la pena di spingere più a fondo e ripetere in altre situazioni sociali consimili.
Le musiche di Fiorenzo Carpi sono particolarmente azzeccate ed idonee al periodo ed al soggetto trattati.
Perché, tra due fratelli, doveva morire proprio Bruno?
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