Regia di Guy Debord vedi scheda film
La separazione deprecata da Guy Debord è quella tra la realtà ed il linguaggio usato per rappresentarla, inadeguato poiché figlio di artificiose convenzioni, anziché emanazione dell'esperienza - diretta e spontanea - che l'individuo ha del mondo circostante. Il cinema, in particolare, si serve delle immagini per visualizzare teorie: le compone in un quadro dotato di una coerenza pretestuosa e fittizia, che pretende di inquadrare ciò che è di per sé ineffabile e sfuggente. L'apparente universalità del suo linguaggio non è nient'altro che l'effetto della centralizzazione della cultura dello spettacolo, basata su modelli creati dall'establishment politico per venire incontro ai bisogni di una società fondamentalmente insoddisfatta. Lo dimostra il fatto che l'azione quotidiana, vissuta da ciascuno con indifferenza o fastidio, acquista interesse quando appare riprodotta sul grande schermo, in un contesto che fornisce spiegazioni ed appagamento. L'unico rimedio a questa "forma alienata di comunicazione" (come Debord la definisce in "Sur le passage de quelques personnes") è la disgregazione del soggetto cinematografico, visto come la fonte primaria di una deleteria illusione di struttura ed unità.
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