Franz esce di prigione dopo quattro anni. Durante la crisi della Germania di Weimar costringeva l'amica Ida a battere per lui. Tornato libero, conosce Lina, con la quale vorrebbe vivere onestamente.
Note
Comincia la straordinaria saga di Fassbinder sulla Germania contemporanea. Vi si sono ispirati Giordana, Rulli e Petraglia per _La meglio gioventù_.
Come in Maria Braun, Fassbinder fa un parallelismo fra il protagonista e la Germania, proiettando in Franz Biberkopf il triste destino del suo Paese. Ottimo l'allucinante epilogo.
Il canto dello straccione.
Uscire da una prigione ed entrare in un'altra prigione: Germania anni '20, mentre il partito socialdemocratico prima di Hebert e poi di Hindeburg tentano di far sopravvivere uno stato a forte rischio di collasso, Franz Biberkopf (che può voler dire, in tedesco, anche Franz <<testa di castoro>>) finisce di scontare una pena di… leggi tutto
L'episodio più difficile da amare, perché si deve prendere confidenza con il protagonista e con il mondo, fondamentalmente disperato, che lo circonda. L'importante è non desistere e continuare a seguire le vicende di questo lumpenproletario che rappresenta bene il disorientamento del tedesco medio uscito dalla disastrosa prima guerra mondiale. leggi tutto
EPISODIO 1:
Il film parte in maniera notevole abbozzando il carattere del suo protagonista, incerto sul da farsi e timoroso di tornare a vivere in quella Berlino che da quattro anni non conosceva più. La regia è funzionale al racconto: la mdp inquadra dal basso verso l’alto enormi palazzoni con vertiginosi movimenti: Franz ha paura e la libertà non è che un’altra prigione. Due rabbini… leggi tutto
Dopo innumerevoli, forse prosaiche, forse stancanti, forse vetuste, liste di "migliori film", "migliori film misconosciuti" ecc. ecc., poteva forse mancare un'ulteriore arrogantissima lista della Migliori Serie…
Monumentale serie televisiva in quattordici episodi tratta dal romanzo omonimo di Alfred Doblin, "Berlin Alexanderplatz" è forse il film più rappresentativo di Rainer Werner Fassbinder, non perché sia un film oggettivamente perfetto (ma quale film può dirsi tale?), ma perché è la summa dell'opera del suo autore, il progetto a cui teneva di…
"Mi piacerebbe tanto rivederlo, ma non esiste più in commercio..."
"Ce l'avevo registrato, ma sarebbe bello se lo pubblicassero finalmente in dvd..."
"L'ho visto una volta in televisione quando ero piccolo e…
Il canto dello straccione.
Uscire da una prigione ed entrare in un'altra prigione: Germania anni '20, mentre il partito socialdemocratico prima di Hebert e poi di Hindeburg tentano di far sopravvivere uno stato a forte rischio di collasso, Franz Biberkopf (che può voler dire, in tedesco, anche Franz <<testa di castoro>>) finisce di scontare una pena di…
Il titolo di questa playlist è la storpiatura di un saggio scritto quasi vent'anni fa dal critico e storico del cinema Thomas Elsaesser che titolava, per l'appunto, Dimenticando Fassbinder. Nel saggio, il critico…
Si finisce per affezionarsi a quest'uomo qualunque che affronta la vita come un bambino, eppure capace di involontari motti profetici, nonostate, i crimini commessi. Dopo aver scontato il carcere per omicidio, si impone di essere onesto e, così facendo, osa giudicare l'umanità, l'essere delle cose, e, dunque - sembra dirci Fassbinder - merita la sua crocifissione (connessa all'esplosione sullo…
L'episodio più difficile da amare, perché si deve prendere confidenza con il protagonista e con il mondo, fondamentalmente disperato, che lo circonda. L'importante è non desistere e continuare a seguire le vicende di questo lumpenproletario che rappresenta bene il disorientamento del tedesco medio uscito dalla disastrosa prima guerra mondiale.
Riporto il delirante monologo che Franz Biberkopf si spara nell'epilogo (unico episodio integralmente di Fassbinder, nel senso che non esiste nel libro di Doblin) per far capire l'immensità di quest'opera e della visione fassbinderiana dell'essere umano : "Fate... fate un buco per favore, fate un buco nel muro così che possa scappare in capo al mondo. L'uomo è una bestia schifosa, il peggior…
EPISODIO 1:
Il film parte in maniera notevole abbozzando il carattere del suo protagonista, incerto sul da farsi e timoroso di tornare a vivere in quella Berlino che da quattro anni non conosceva più. La regia è funzionale al racconto: la mdp inquadra dal basso verso l’alto enormi palazzoni con vertiginosi movimenti: Franz ha paura e la libertà non è che un’altra prigione. Due rabbini…
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Come in Maria Braun, Fassbinder fa un parallelismo fra il protagonista e la Germania, proiettando in Franz Biberkopf il triste destino del suo Paese. Ottimo l'allucinante epilogo.
commento di senso