Regia di Michael Hoffman vedi scheda film
Il titolo del film si riferisce ad una gara con domande sulla storia di Roma, al vincitore verrà attribuito il titolo di “Giulio Cesare” e la sua foto apposta in una bacheca nell'ingresso del St. Benedict’s College, l'istituto privato dove ogni anno per tradizione si svolge questa competizione, arbitro e selezionatore degli studenti il signor William Hundert (Kevin Kline) insegnante del corso di storia antica.
La vicenda interiore di Hundert è la vera protagonista della pellicola, uomo di ferrei principi, coerente con i suoi valori pronto ad aiutare ed a perder tempo con “Sedgewick Bell” il peggior studente della sua vita, solo perchè figlio di un senatore e per la sua presunzione di saper educare uno studente che invece man mano si accattiva le simpatie degli altri ragazzi divenendo così lui il vero leader ed esempio negativo per la classe. Hundert è un insegnante che non ha il coraggio di togliere la classica mela marcia da un cesto, la sopravvalutazione di se stesso gli fa credere di avere la facoltà di plasmare gli animi degli scolaretti che frequentano l'istituto per uno scopo ben preciso, ricevere un istruzione ma soprattutto ottenere una “patente” un attestato utile per i futuri leader della società, del resto è per questo che il St. Benedict è stato creato. Questo istituto serve ad inculcare nei ragazzi il modo per avere per forza successo, utilizzando un sistema di insegnamento dove si da un racconto parziale o incompleto della storia che viene poi usata per forgiare o preparare gli allievi all'arrivismo, omettendo invece di divulgarne una visione più ampia che nella sua complessità e nella sua interezza rappresenta quello che è appunto la storia.
Metto le mani avanti nel dire che Kline interpreta benissimo il ruolo dell'anziano professore William Hundert che nel racconto ripercorre la sua storia di insegnante, quindi di primo acchito il film è piacevole, ma poi analizzando meglio i contenuti o il modo in cui si è voluto far apparire Hundert, ne viene fuori un personaggio mascherato, una specie di filosofo tendenzioso che usa alcuni personaggi della storia non per informare ma solo per sostenere le sue tesi, di conseguenza il messaggio che viene fuori da “Il club degli imperatori” è alquanto discutibile.
Kevin Kline riesce con maestria a coprire l'immagine di falso idolo che si presta ad un gioco più grosso di lui, con quella del bravo professore, del bravo insegnante di vita, per fare questo cita ad esempio Shutruk-Nakhunte uno dei tanti personaggi della storia, di cui quasi nessuno conosce le vicende, a parte lui, che poi utilizzerà quando gli farà comodo all'inizio e nel finale del film in una domanda illecita contro il suo ex allievo ed aspirante senatore. In conclusione, un film dove l'unica figura che ne esce pulita è la responsabile della biblioteca, la signora Peters (Molly Regan) che si oppone e non fa favoritismi allo studente Sedgewick Bell nel consegnare un libro utile per la gara, con il semplice concetto che le regole sono uguali per tutti, forse sarebbe stato meglio inculcare questo agli studenti piuttosto che dei paragoni di storia che non stanno in piedi.
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