Buongiorno signori, eccomi con un nuovo "commento ragionato" dedicato al buon Hideo Nakata (uno dei padrini del nuovo horror giapponese ma attenzione a non etichettarlo così altrimenti si arrabbia).
Ringu 2, Hideo Nakata, 1999
In realtà il primo vero sequel di Ring è The Spiral realizzato quasi back to back con il primo capitolo ma non da Nakata bensì da Joji Lida tuttavia se il primo film riuscì ad ottenere un successo clamoroso di pubblico il sequel risultò essere un flop colossale al punto che il produttore Takashige Ichise decise di resettare il tutto richiamando Nakata alla regia e incaricandolo di dirigere un nuovo sequel andando così a cancellare allegoricamente The Spiral.
Nakata riprende pertanto il discorso interrotto l'anno prima realizzando una sorta di secondo tempo dell'opera ripetendo però, almeno inizialmente, lo stesso schema narrativo (donna sola + uomo = mistero da risolvere) risultando quindi meno incisivo rispetto a Ring.
Detto questo il regista non è uno sprovveduto e nel suo arco ci sono diverse frecce da scoccare (dopo tutto parliamo di un ragazzo che dal nulla si trasferisce dal Giappone all'Inghilterra per studiare il Free Cinema) e ad esempio tende coraggiosamente ad accantonare il fascino perturbante di Sadako a favore di una nuova dimensione onirica e allucinatoria andando a frantumare la distinzione tra realtà e finzione unita anche ad un'attenzione verso fenomeni ESP richiamando addirittura Akira del maestro Otomo (parallelismo Yoichi vs Tetsuo).
Nakata comunque rimane fedele alla sua visione di cinema (lui odia gli splatter anni Ottanta, a dire il vero non apprezza neanche l'etichetta di regista dell'orrore) incentrata su atmosfere inquietanti ed apparizioni fugaci. Tecnicamente ritroviamo i piani sequenza su un mare tempestoso avvolto dalle tenebre della notte oppure le uccisioni in ellissi o ancora le soggettive atte a scrutare un ambiente minaccioso.
Nakata inoltre non rinuncia all'apparato simbolico che ritorna prepotentemente, dall'immancabile pozzo inteso come una sorta di luogo metafisico in grado di collegare il mondo dei vivi con quello dei morti, poi abbiamo il mare (rappresentazione della dicotomia vita/morte), le foto simbolo di un passato oscuro e burrascoso fino ovviamente ad una tecnologia pericolosa e alienante il cui progressivo esito/sviluppo conduce alla morte (il meccanismo della videocassetta maledetta in aggiunta richiama anche una certa circolarità della vita alludendo ad un gioco senza fine, confermato dal finale).
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