Regia di Stewart Raffill vedi scheda film
In Italia fece una comparsata o poco più nelle sale,ed ebbe maggiori fortune nel mercato home video, dove conquistò consensi e simpatie,visto che c'era,ai tempi, chi lo paragonava a "Ritorno al futuro" addirittura ritenendolo forse meglio. Senza scomodare quella chicca di Zemeckis, c'è da dire che lo spunto di "Philadelphia Experiment" non è niente male, anche se il fatto del viaggio spazio-temporale con una nave militare di mezzo assomiglia non poco al di poco precedente "Countdown":solo che,a parte quello, nel film non c'è granchè di memorabile.Non gli interpreti, tra i quali un Michael Parè nella sua stagione decisiva, ma che dimostrò che un bel ragazzo non sempre diviene una star, nè una stinta Nancy Allen reduce dalle sue collaborazioni con l'allora partner Brian De Palma, nemmeno gli effetti speciali, già vecchiotti se paragonati a quelli dei coevi "Ghostbusters" e "Indiana Jones e il tempio maledetto".La regia del modesto Stewart Raffill, su un'idea alla quale si appassionò John Carpenter,che pare dovesse dirigere la pellicola, tanto da produrla, è manieristica, non costruisce tensione nè pathos,e non sfrutta a dovere le occasioni possibili di due giovani degli anni Quaranta catapultati nell'era post-Vietnam. Ne fu fatto,nove anni dopo,un sequel che è stato praticamente trasmesso solo in tv.
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