Regia di Elem Klimov vedi scheda film
VENEZIA 74 - CLASSICI RESTAURATI - PREMIO VENEZIA CLASSICI PER IL MIGLIOR RESTAURO
Bielorussia 1943: l'armata nazista prosegue la sua avanzata senza sosta, aggirando paludi e foreste di betulle. Incontriamo Fliora, un ragazzino che vuole scappare di casa ed unirsi ai partigiani, nonostante la disperazione della madre, sola con due figlie gemelle da crescere dinanzi ad un panorama di carestia e fame.
Lungo la strada il ragazzo incontra una bellissima coetanea di nome Glasha, che tenta di sedurlo, ma inutilmente. Fliora è tesissimo rispetto alla situazione che lo circonda: un aereo-cicogna nazista di perlustrazione sorvola i cieli, paracadutisti si buttano dai cieli per conquistare avanposti; l'artiglieria che avanza fronteggia ogni ostacolo con un intenso fuoco di sbarramento, che costringe i due giovani a tornare a casa di Fliora. Ma laggiù è solo deserto e fosse comuni, morte e disperazione: devastato il ragazzo vaga per le paludi e si unisce ad altri due disperati ed una mucca, poco dopo debellati i primi due dalle mine sparse ovunque, e l'animale dal fuoco degli invasori.
Catturato dalle truppe tedesche, Fliora assiste allo sterminio di vecchi e bambini chiusi scientemente entro una chiesa data alle fiamme: la sua disperazione lo paralizza; viene utilizzato come ostaggio e burattino per macabre foto da conquistatori da parte dei tedeschi, e la scampa solo grazie al fatto che viene scambiato per morto.
Ritrovate le truppe partigiane, che nel frattempo hanno accerchiato parte di quelle naziste, diviene spettatore di un ulteriore eccidio, questa volta da parte dei ribelli. Troverà finalmente la forza di sparare pure lui alcuni colpi dal suo fucile, diretti simbolicamente contro l'effigie di Hitler, gettata da qualcuno in una pozzanghera. Liberatosi da un torpore misto a shock, Fliora si unirà alle forze partigiane.
Circa 680 villaggi bielorussi vennero bruciati assieme alla quasi totalità dei rispettivi abitanti, durante l'avanzata tedesca in quelle zone.
Elem Klimov punta il suo sguardo sui magistrali primi piani espressivi e sbalorditivi dei protagonisti: il loro sguardo modificato dall'orrore e reso vecchio o adulto prima del tempo, soprattutto quello di Fliora, mentre quello incantevole e insieme inquietante della sua bellissima amica dagli occhi chiari e cerulei come quelli di un alieno, conferisce un alone spettrale al già devastati panorama di sfondo.
L'orrore è il sentimento che Klimov riesce a tratteggiare in modo magistrale in questo suo ultimo e probabilmente più noto film: l'orrore misto alla superbia e alla strafottenza che rende l'invasore un mostro senza controllo, e gli abitanti invasi le vittime designate, violentate, sgozzate, persino derise, oltre che umiliate.
Và e vedi, il cui titolo cita appropriatamente un verso dell'Apocalisse, ricostruisce nel dettaglio la dinamica di un imbarbarimento collettivo, che trova nel volto espressivo e sempre inquietante di Fliora, sia che rida, sia che pianga o provi angoscia, il suo più ideale ed coerente strumento di raffigurazione.
Bizzarrie, simbolismi, animali che intervengono nel corso della storia con irruenza e apparente fuorviante casualità, ricordano lo stile bizzarro, vitale e irruento di un cinema balcanico alla Kusturica.
Il film ha una straordinaria potenza espressiva, una forza dirompente che non sceglie accomodamenti o mezze misure per rappresentare l'orrore senza fine e senza controllo a cui può giungere la brutalità umana, quando una razza, un popolo, si convincono di valere e possedere più diritti di un'altra, e si prodigano per portare all'estinzione tutto ciò che di minore o inadeguato minaccia od ostacola la loro irresistibile, prepotente ascesa.
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