Regia di Howard Hawks vedi scheda film
Il meccanismo della commedia stenta a ingranare: tutta la prima parte, con la missione affidata ai due protagonisti nella Germania del dopoguerra, è pleonastica e gira un po’ a vuoto. Ma poi, da quando il “francese” Cary Grant e l’americana Ann Sheridan decidono di sposarsi, le impensate difficoltà burocratiche con cui si scontrano producono un crescendo irresistibile: prima con la celebrazione stessa del matrimonio, per la quale occorrono tre cerimonie (“ma lo sa che in Cina l’uomo e la donna bevono il tè dalla stessa tazza, e sono marito e moglie?”, commenta Grant al sacerdote); poi con il rientro negli USA, e quindi le difficoltà logistiche per trovare un alloggio provvisorio (Grant passa una notte in bianco, girando di albergo in albergo) e un posto nella nave militare (si assiste a uno scontro regolamentare fra esercito e marina). Impressionante la progressiva autocastrazione dell’uomo (già inibito da una compagna dai modi spicci), costretto a travestirsi da donna e a rinviare continuamente la consumazione del matrimonio; fino a che l’ultima inquadratura, con la statua della Libertà, suona come un inno di vittoria.
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