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Cabin Fever

Regia di Eli Roth vedi scheda film

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La recensione su Cabin Fever

di cheftony
6 stelle

Eli Roth è un ragazzone grande e grosso dal volto simpaticissimo, ebreo americano divenuto con questo film uno dei pupilli di Quentin Tarantino, che in Inglorious Basterds gli ha riservato la memorabile parte di Donny Donowitz, dopo peraltro avergli prodotto il secondo film Hostel.
D'altronde, Roth sembra l'individuo che più al mondo si avvicina a Tarantino: alla presentazione italiana di Inglorious Basterds ha dichiarato di aver imparato un po' di lingua italiana grazie a Bombolo, Alvaro Vitali, Edwige Fenech, Gloria Guida e ha citato il film mega-scult W la foca!! Ma anche nel suo film d'esordio, Cabin Fever, Roth lascia intravedere chi siano i suoi maestri...

Trama non certo originale: cinque ragazzi americani vanno a fare baldoria per qualche giorno in uno chalet in mezzo al bosco. Quando un uomo oscenamente deturpato e incapace di trattenersi dallo sputare sangue bussa alla loro porta, i ragazzi si trovano impreparati all'evenienza e, pur riuscendo a liberarsi di lui, devono fronteggiare lo stesso virus di cui quell'uomo era stato bersaglio: uno sconosciuto virus che si manifesta con enormi pustole, croste ed emissioni di sangue. Senza telefono e con la macchina guasta, i cinque non riescono a trovare aiuto e finiscono col disunirsi quando una di loro, Karen, viene contagiata.
Roth attinge liberamente da La casa, da Non aprite quella porta e da altri classici del teen-horror anni '70-'80, inserendovi anche spunti erotici, anarcoidi e comici, questi ultimi poco brillanti nei 40 preparatori minuti iniziali e decisamente migliori nel finale, concedendosi inoltre qualche scenetta "tarantineggiante".
La narrazione ogni tanto risulta troppo frammentaria e la suspense latita, ma questi difetti sono ben compensati dalla discreta bravura di Roth con la macchina da presa e dalla fantasiosa vena splatter mostrata nella seconda parte, col risultato finale che Cabin Fever funziona dignitosamente e spicca per originalità nonostante il citazionismo.
E poi diciamoci la verità: a pelle Eli Roth mi è troppo simpatico! Quando avrò visto anche il controverso Hostel, la mia opinione su di lui sarà più completa, per il momento Cabin Fever è un'opera prima più che discreta nel panorama horror americano.

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