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Velvet Underground and Nico

Regia di Andy Warhol vedi scheda film

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La recensione su Velvet Underground and Nico

di chinaski
7 stelle

Flusso sonoro ipnotico e rituale, fra degenerazioni noise e sadomasochismo musicale, con i Velvet Underground che improvvisano sui loro strumenti e Nico (insieme al figlioletto Ari) al tamburello, Nico, eterea presenza femminea, algida bellezza lunare, mistress lisergica da adorare e musa ispiratrice del gruppo al pari delle sostanze che avranno circolato prima, durante e dopo questa performance artistica. E la stessa regia(?) di Warhol segue gli istinti della visione, si manifesta attraverso gli effetti ottici dati dalla manipolazione della macchina da presa, veloci zoom (come nel climax di una scopata o di un atto di violenza), fuoco/fuori fuoco, tremolii dell’immagine, quasi effetti fisici di un trip acido, come se alla stessa mdp fosse stata somministrata una qualche droga allucinogena o forse era lo stesso Andy ad averla assunta mentre si sbizzarriva nel suo personale film mentale, perché poi di questo si tratta, della percezione di Warhol di quanto sta accadendo davanti a lui, regista e spettatore coincidono, la fruizione è immediata, non ci saranno dopo ulteriori rielaborazioni del girato o i tagli del montaggio anche perché l’idea originale era quella di riproiettare questo materiale durante i concerti dei Velvet, come tappezzeria visiva per le loro esibizioni. Happening creativi formidabili, quello che si vede è quello che succede, arrivo dei poliziotti compresi, in un’atmosfera malsana, deviata, da bohémien maledetti, tutti i Velvet portano gli occhiali scuri, quasi fossero vampiri contemporanei, mentre creano quelle sonorità distorte e magnetiche che finiscono per fluire verso un delirio sensuale, dove dionisiaco e apollineo si incontrano e si masturbano a vicenda in un orgasmo potente ed estremo di suoni e luci, delle quali la più brillante rimane il volto di Nico, il suo bianco splendore, venere in pelliccia che nasce dal magma primordiale di un frastuono infernale, quasi un viaggio nelle misteriose regioni dell’arte stessa, della forza creatrice, del potere che quel luogo racchiude e che una volta liberato e senza controllo diventa una inarrestabile corrente (auto)distruttiva. Che cazzo di tempi! Che trasgressive e anarchiche serate! Ci si immergeva nella vita per arrivare a toccarne il fondo, per morire e rinascere o svanire per sempre.

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