Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
Damiani arriva ad ottant'anni e - presumibilmente - al suo ultimo film, doveroso quantomeno per riscattare la bestialità di appena due anni prima intitolata Alex l'ariete, istantaneo anti-cult. La questione intorno alla quale verte la storia è in effetti quella dell'eredità, che può essere sintomatica delle intenzioni del regista; tratto da un racconto dell'autore argentino Marco Denevi, Assassini dei giorni di festa è un'opera di chiara impostazione teatrale, fatta di tanti dialoghi spesso non proprio necessari e che si muove con la lentezza di un pachiderma assonnato. Ciononostante il cast è assolutamente dignitoso e lo spunto da cui nasce la trama (prima di impantanarsi insomma) è curioso. Poteva andare meglio, in pratica; accogliamo senza drammatizzare questo lavoro e ricordiamo Damiani piuttosto per i suoi lavori degli anni sessanta, dal Giorno della civetta a Quien sabe? alla Rimpatriata. 4/10.
Alla morte di un attore senza parenti, la sua compagnia recita fingendosi il parentado per ingannare l'avvocato che si occupa della successione ed ereditare.
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