Regia di Glauber Rocha vedi scheda film
Per noi occidentali, europeisti e americanisti anche senza volerlo, è difficile comprendere pienamente non solo i temi, ma anche le forme del Cinema Novo, specialmente quello maturo e personale di Rocha. Personalmente, non ho problemi a capire Fellini, Bergman o Robert Altman perchè il loro retaggio culturale è, per ragioni e in misura diverse, affine al mio: sono italiano come Fellini, imbevuto di cultura esistenzialista (da ex liceale) come il Maestro svedese e "culturalmente colonizzato" dall'immaginario a stelle e strisce. Conosco bene il Belpaese trasfigurato nella Dolce Vita, comprendo pienamente i tormenti del cavaliere Antonius Blok e provo empatia per i 20 personaggi sperduti nel circo di Nashville. Ma quando l'orizzonte si sposta oltre la sfera d'influenza euro-americana, quando mi imbatto in Tarkoskij, Oshima o Rocha, allora mi sento come di fronte ad una realtà quasi aliena, non sempre decifrabile. Il Brasile resta un oggetto misterioso, con le sue ibridazioni fra coloni portoghesi, schiavi africani e indios autoctoni, a generare un mix del tutto diverso da quello di ogni altra nazione del Nuovo Mondo (in primis, gli States). Il modo in cui il popolo carioca vive fenomeni come l'attività della pesca, il ballo del samba, le fatture voodoo e tutti gli altri riti religiosi, il ruolo della donna, il modo in cui percepiscono le idee politiche rivoluzionarie presenta sfumature e varianti che non consentono di ridurre il discorso alla classica dialettica occidentale fra cristianesimo e marxismo. Quello che resta, tuttavia, nel film di Rocha, è il flusso selvaggio delle immagini, quella capacità di rappresentare gli impulsi di vita e di morte che albergano nel villaggio dei pescatori e che paiono ipnotizzare, sconvolgere, travolgere i personaggi, l'eccitazione e l'ansia, l'euforia e il furore, tramite inquadrature storte, carrelli impetuosi, montaggio brutale, improvvise variazioni di tono, tutti espedienti forzati fino a rendere visivamente l'idea di violenza catartica, di estasi scaturita da uno scontro frontale fra forze della natura: siamo oltre le nozioni di neorealismo e nouvelle vague, oltre Dos Santos, siamo ad un cinema di Poesia, decisamente.
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