Regia di Royston Tan vedi scheda film
L’insostenibile pesantezza del vivere adolescenziale contemporaneo. Il regista singaporese Royston Tan si inserisce con durezza nei numerosi sguardi dolorosi su un’esistenza letteralmente o no sanguinosa. Segue incessantemente i suoi protagonisti giovanissimi, fino a crearne un quadro che lascia poco all’immaginazione, e non si sottrae di fronte alla pena fisica. E se il compiacimento è molto evidente (soprattutto nella prima mezz’ora, la più irritante, estetizzante), si riesce quasi sorprendentemente a colpire nel segno della sincerità. Per niente accomodante, anzi forse troppo esplicitamente nichilista, 15 si frantuma in pezzetti che cozzano l’uno contro l’altro, spesso azzannando lo spettatore, a volte infastidendolo, altre volte toccandolo nel profondo. Un paio di sequenze shock da pelle d’oca (il ragazzo che si tagliuzza il braccio col taglierino, e l’altro che tenta di ingoiare un profilattico gonfio di pasticche, con conati di vomito continui), alcuni momenti di commozione vera (il pianto del giovane perché l’amico si è ricordato del suo compleanno) e tentativi di contaminazione linguistica non sempre riusciti ma comunque interessanti. Dal Singapore, riusciamo a vedere poche cose: peccato, perché si sta dimostrando un Paese da seguire.
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