Regia di Babak Payami vedi scheda film
Babak Payami, dopo Il voto è segreto, continua il lavoro critico di indagine sulla società iraniana. Quel suo film era una specie di commedia paradossale sull’improbabile sviluppo della democrazia e dell’emancipazione femminile in una teocrazia. Questo Silenzio tra due pensieri, bloccato dai censori e portato a termine con difficoltà, torna sul tema della condizione della donna quasi in forma di apologo, in una situazione dominata da una religiosità cupa. Una giovane donna è condannata a morte insieme a due uomini. Non si sa il motivo. I due vengono ammazzati. Lei no perché il capo spirituale del villaggio sostiene, testi sacri alla mano, che una vergine, una volta morta, pur se peccatrice, va in paradiso. Che fare? Viene deciso di darla in sposa al boia: l’esecuzione verrà eseguita dopo le nozze e lei, non più vergine, finirà giustamente all’inferno. La mannaia del fondamentalismo tra montagne, deserti e silenzi. La sorellina del boia va a trovare la condannata in prigione e le chiede se è vero che ha peccato. Risposta: «Le ragazze non fanno peccati. Nessuno pecca, non esistono i peccati». Sventurato il paese in cui sono i peccati a condannare a morte le donne (e gli uomini).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta