Regia di Laila Pakalnina vedi scheda film
Della lettone Laila Pakalnina ricordavamo un bel mediometraggio, La scarpa, visto a Cannes qualche anno fa. Ricompare con un lungo girato alla stessa maniera di quel suo esordio. Tempi dilatati: alla regista piace lasciar parlare la lentezza. Poche parole, poca musica e tanti rumori: sono i rumori la voce del mondo. Un’esile e svagata traccia narrativa. La preferenza data alle situazioni e agli sguardi particolari: perché è nel dettaglio che potrebbe nascondersi una qualche traccia del tutto. Una quieta cittadina con una scuola guidata da una direttrice occhiuta e severa. Arriva un fotografo per ritrarre alunni e alunne, con una scimmietta dal bel vestitino rosso con volant e un lucido pitone in una borsa. Intanto, qualcuno ha fatto la cacca in soffitta, un castoro passeggia sul tetto, il pitone scappa e arrivano cacciatori e pompieri. Il quadretto idilliaco viene apparentemente ad animarsi, senza peraltro che né i protagonisti delle varie cacce, né gli animali in fuga verso la libertà, né il cinema della regista abbiano un qualche soprassalto, cambino di registro e marcia. Film misurato, libero da costrizioni, anche un po’ addormentato. Aperto a interpretazioni metaforiche (microcosmo con venature totalitarie?). Distesamente assurdo e animalista.
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