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Lo voglio maschio

Regia di Ugo Saitta vedi scheda film

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La recensione su Lo voglio maschio

di mm40
2 stelle

Il barone siciliano Domenico De Fastuca è disperato: non solo non riesce ad avere un figlio maschio, ma senza l'erede di sesso maschile la vecchia e ricca zia rischia di lasciare tutto a suo cugino. La frustrazione naturalmente si riversa su sua moglie Concetta, capace di sfornare solo femmine, e su chiunque stia attorno al barone.


Cosa abbia spinto Ugo Saitta a imbarcarsi nell'impresa di questo Lo voglio maschio, è realmente un mistero. Stimato – sebbene non troppo conosciuto – documentarista catanese, il Nostro aveva in precedenza diretto una serie di lavori che ben illustravano l'isola siciliana, da Zolfara (1947) a Terra di Giovanni Verga (1953); nulla che lasciasse immaginare insomma la svolta rappresentata da questa pellicola, per la quale il Nostro fonda addirittura la sua casa di produzione: la Cineproduzione Ugo Saitta. Sarà l'unico titolo da essa prodotto e sarà anche l'unica regia a soggetto per Saitta, che si occupa qui inoltre del soggetto (insieme a Gaetano Caponetto) e della sceneggiatura (con Caponetto e Gabriele Musumarra). Un progetto in cui insomma Saitta ha creduto tantissimo, ma che a quanto pare non lo ha ripagato granché; se il titolo vagamente pruriginoso è tutto da interpretare (non è una donna in cerca di compagnia virile a pronunciarlo, ma un pover'uomo disperato che vorrebbe un discendente maschio per incamerare l'eredità della ricca zia), la trama non risulta comunque originale, intrigante o quantomeno sopra le righe: Lo voglio maschio è un prodottino davvero striminzito, girato visibilmente in economia e che si basa su un canovaccio proprio smunto, povero di idee. Se non altro nel cast compaiono Tuccio Musumeci, Turi Scalia, Umberto Spadaro, Aliza Adar e – attenzione attenzione – il giovane Leo Gullotta, alla primissima esperienza sul grande schermo. Novanta minuti di commedia in cui le risatine (se ci sono) sono sempre sforzate. 2,5/10.

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