Regia di Michael Haneke vedi scheda film
Elisabeth, fotografa di mezza età, ha girato il mondo e vive oggi a Parigi. Durante l'estate torna in Austria a trovare l'anziano padre e, camminando per i tre sentieri che portano al lago nei dintorni della casa di famiglia, ripensa alla sua infanzia, alle persone che ha lasciato indietro lungo il suo percorso esistenziale e in particolare ai suoi amori tormentati, in primis quello per il conte Franz Joseph von Trotta.
Drei wege zum see, Tre percorsi per il lago è la seconda regia di Michael Haneke, anch'essa come la precedente After Liverpool (1974) realizzata per il piccolo schermo. E, come After Liverpool era un film tratto dal testo teatrale omonimo di James Saunders, anche in questa occasione Haneke sceglie di adattare un'opera preesistente, vale a dire il racconto omonimo di Ingeborg Bachmann – con una sceneggiatura firmata dallo stesso regista. Ciò che innanzitutto colpisce di questo lavoro è la personalità di Haneke: nel raccontare la storia di Elisabeth il regista si impegna a triturare le memorie della protagonista, a rimasticarle e a ricostruirle a brandelli, seguendo una struttura narrativa singhiozzante e non sempre di facile lettura. È già chiaro che il cineasta austriaco ha in mente un cinema impressionista, autoriale e senza dubbio originale, per quanto in fin dei conti la trama di partenza non venga sconvolta da questa centrifuga narrativa – se così si può dire. Interessante anche la scelta di mantenere una voce off che funge da raccordo tra le principali sequenze della pellicola e che aiuta lo spettatore a orientarsi nel racconto. Ursula Schult, già affermata interprete per la tv austriaca, è una protagonista impeccabile qui, così come risultano credibili e in parte i suoi principali partner sul set: Guido Wieland (il padre di Elisabeth), Walter Schmidinger (Trotta), Yves Beneyton (Philippe), Udo Vioff (Manes). Il successivo film del regista sarà Lemminge (1979), ancora una volta girato per la televisione. 5/10.
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