Regia di Michael Schorr vedi scheda film
Schultze, è un minatore sessantenne tedesco a cui viene dato il prepensionamento. Ciò lo abbatterà, ma insieme ai suoi due amici anch’essi ex minatori troverà nuovi passatempi, anche se la sua più grande passione, il blues, la scoprirà da solo. Così inizierà a suonare la fisarmonica un po’ dappertutto, eseguendo brani tipici del sud america, dove si vorrà recare, precisamente in Louisiana.
Questa opera prima di Michael Schorr, è più bella di quanto ci si potesse aspettare da un esordiente. Il look di “Schultze vuole suonare il blues” è assolutamente grandioso, fatto di un humour glaciale e di una sorprendente idillicità positivista. Vincitore del Premio Speciale per la Regia nella categoria Controcorrente della 60° mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, il primo film di Schorr è per davvero un opera controcorrente, dato che solca l’immaginario di formale moralismo portandolo ad una concezione alternativa, quale ad esempio la gioia nel salutare un amico scomparso, che caratterizza il finale di questo coloritissimo film. Meglio riuscito ancora del seppur ottimo “L’uomo senza passato” del finlandese Aki Kaurismaki, che tratta bene o male una simile concezione della vita, “Schultze vuole suonare il blues” è caratterizzato dai dilatati paesaggi e da un sottile retrogusto di amaro, che regala ad una storia quanto mai positivista e buonista un tocco di malinconia in più. Ottime le interpretazioni e le musiche, che fanno pesare ancor di più le accuse e la giustizia che Schorr vuole ottenere, in un mondo di inutili e biechi formalismi.
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