Regia di Jørgen Leth, Lars von Trier vedi scheda film
Il regista danese Lars von Trier propone al suo amico Jorgen Leth, regista anch’esso, di girare cinque variazioni del suo vecchio cortometraggio “L’essere umano perfetto”. Queste variazioni, Jorgen Leth, le dovrà ovviamente girare entro determinati parametri dettati dallo stesso regista di “Dogville”, come ad esempio il girare in dodici fotogrammi, in animazione, o senza nessuna regola, parametri che di variazione in variazioni ostacoleranno sempre di più la regia di Jorgen Leth, che in ogni caso, da vittima diventerà carnefice.
In concorso alla 60° Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Controcorrente, “Le cinque variazioni”, dei due genietti danesi, è un film quanto mai originale. Alcolico e pungente al punto giusto, è un opera che contempla il grande cinema, come tutte e cinque le variazioni compresa la riflessione finale, e quello un po’ beota, contraddistinto dai dialoghi banali e dagli snack a tutte le ore che i due eccentrici registi si scambiano assiduamente. Forse il compito de “Le cinque variazioni” è proprio quello di assemblare il cinema con chi lo fa, senza creare registi intellettuali o film encefalici, mostrando i pregi e i difetti di persone e film, come fossero un tutt’uno. A tratti irresistibile e a tratti scontatissimo, “Le cinque variazioni”, è e rimane un film di e per genietti, senza tante pretese, ma comunque un opera sfaccettatamente geniale.
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