Regia di Daniel Rosenfeld vedi scheda film
In Argentina, nella selva di Formosa, un uomo bianco (un tempo razzista, appassionato di tutto ciò che riguarda la Seconda guerra mondiale) è l’allenatore di una squadra di rugby di aborigeni. Che vincerà il primo incontro contro avversari ben più famosi e in “evidenza”: perché comunque i Tobas (questo il nome degli aborigeni) agiscono sempre nell’ombra. Straordinario docu-fiction su una cultura e su uomini fantasma e “fuori quadro”, il breve film di Rosenfeld è uno sguardo pieno di commozione e partecipazione su una piccola grande persona, interpretata dall’immenso Eduardo Rossi, che ha il cuore più grande del Paese in cui ha deciso di vivere, e progetti che potremmo accostare a quelle del Kinski di Fitzcarraldo. Ma l’opera è herzoghiana non per la follia e la grandezza delle idee, bensì per una giustissima improponibilità di una visione del mondo che tutti vorremmo possedere, perché finalmente libera. E negli occhi e nei volti del personaggio e dei personaggi (tutti reali), su cui la macchina da presa si ferma con primi piani lunghi e bellissimi, stanno un dolore e, nel contempo, un desiderio quasi insostenibili. Splendido il lavoro sul sonoro. Oltre ad essere tra le cose più belle passate finora al Festival, è pure tra i migliori film sportivi degli ultimi anni.
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