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La città proibita

Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film

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Marco Poggi

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La recensione su La città proibita

di Marco Poggi
8 stelle

Il regista Gabriele Mainetti omaggia i film di arti marziali, di Bruce Lee (specie quello girato a Roma, dove il nostro e la deve vedere con un Chuck Norris giovane e sbarbato, nel Colosseo), ma anche il pulp tanto amato da Quentin Tarantino, rimanendo a Roma.

Il regista Gabriele Mainetti omaggia i film di arti marziali, di Bruce Lee (specie quello girato a Roma, dove il nostro se la deve vedere con un Chuck Norris giovane e sbarbato, nel Colosseo), ma anche il pulp tanto amato da Quentin Tarantino, rimanendo a Roma. C'è anche un po' di quei film alla Bruno Corbucci, stile "DELITTO AL RISTORANTE CINESE" e il sempre ottimo "GROSSO GUAIO A CHINATOWN", di John Carpenter. Esperimento stravagante ma riuscito, con tanti combattimenti, tanto sentimento e tanto dramma, garantiti da un cast sino-italiano indovinato. Ottima la prova dei due giovani protagonisti, Yaxi Liu e Enrico Borrello, che interpretano Mei e Marcello, però sono i senior a fare la differenza, come la sempre bellissima Sabrina Ferilli e il bravo Marco Giallini, che, col suo look da vecchio (l'attore è, ormai, un sessantenne, è vero, ma lo truccano in un modo che fa sembrare il padrino mafioso, quello dal volto scimmiesco, de "L'ONORE DEI PRIZZI", del grande John Huston), supera il cameo di Luca Zingaretti (che ha comunque una certa importanza nella riuscita della trama) e "fa" il film. Il regista Gabriele Mainetti poteva soffermarsi solo sui combattimenti e la vendetta di Mei, invece ci aggiunge anche la trama del cuoco Massimo, che propone intermezzi drammatici e romantici che non dispiacciono, anzi innalzano l'opera a qualcosa di più di un film scontato. Buona la scelta di Yaxi Liu, nel ruolo di Mei, in cerca della sua sorella scomparsa, che il regista ha trovato direttamente a Hong Kong, perché sapeva combattere bene, essendo una stuntwoman che mastica bene pane e kung fu, da sempre. Era dai tempi di "AKIKO", che, al cinema, non si vedeva un'orientale a Roma, ma Akiko Wakabayashi era una giapponesina, nota solo per un James Bond, con Sean Connery, e dei film nipponici noti solo in patria, Yaxi Liu era la stunt dell'interprete della versione live action di "MULAN", di disneyana memoria, qui promossa co-protagonista del film, e lo fa molto bene. Non spiccica una parola d'italiano, a parte quando ripete le frasi di Marcello/Enrico Brorrello, che la porta in moto a spasso per Roma, mostrandole i monumenti più importanti, si fa capire con un telefonino che traduce le sue frasi, ma è un personaggio pieno, tridimensionale, come tutti gli altri. Consigliato ed emozionante, si merita più visioni possibili.
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