Regia di Gianluca Maria Tavarelli vedi scheda film
Liberi, sì, ma da che cosa? A Pescara, Papà Cenzo (Burruano) dopo una vita in fabbrica viene "liberato" dal lavoro e si ricicla come lavoratore socialmente utile, l'epigrafe ipocrita appiccicata a chi è destinato a una vita da precario. Suo figlio Vincenzo (Germano), appena 22enne, cerca fortuna sul litorale, dopo essersi liberato dalla famiglia allo sfascio. Qui conosce Genny (Grimaudo), che proprio grazie a Vincenzo riuscirà a liberarsi dalla sua "sindrome da attacchi di panico" e a riprendere una vita normale.
Scritto dal regista con Leonardo Fasoli e Angelo Carbone, Liberi è un'opera implosa, didascalica, statica, nella quale il pretesto per raccontare il processo di liberazione dei tre protagonisti è farraginoso al punto da annoiare lo spettatore. Un film sbiadito nel quale l'unica nota di colore è il quarto d'ora in cui un grande Burruano mette in scena tutto il dolore di papà Cenzo, un uomo che col lavoro ha perso anche gli affetti.
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