Regia di Gianluca Maria Tavarelli vedi scheda film
L’estate dei vent’anni, per Vince (Germano), non è la più bella della sua vita. Suo padre Cenzo (Burruano), operaio, viene licenziato, e Vince decide di lasciare il paesino dell’Abruzzo per fare l’aiuto cuoco a Pescara, in attesa di sapere se potrà iscriversi all’Università. Sarà anche un’estate d’amore, dopo l’incontro con Genny (Grimaudo), cameriera che avrebbe voluto fare la Tv ma è soggetta a crisi di panico. Tavarelli sceglie un’Italia marginale, e toni di racconto dimessi. Non alza mai la voce, si mette in ascolto di luoghi laterali e dà voce a una desolazione condivisibile. Ma a forza di sordina, finisce in una piattezza di messinscena che mette a nudo i trucchi narrativi troppo evidenti (oggetti che ritornano al momento giusto, scelte musicali ruffiane). La voce over del protagonista poi è spesso ridondante, vuol spiegare tutto: e alla fine il film risulta prevedibile, meccanico come una soap. Burruano, altrove ottimo, cerca come è da lui le scene madri e gli affondi, ma la sua presenza fa a pugni con la recitazione dei due ragazzi protagonisti, che sono abbastanza freschi e credibili anche quando i dialoghi non prendono vita e “sanno di copione”.
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