Regia di Jacques Rivette vedi scheda film
Il cinema di Rivette: Parigi, misteri e teatro
Film con una impronta noir da cinema poliziesco, scritto sui tavoli di un caffè da Jean Gruault (ex collaboratore di Rossellini) ed assai tribolato nella realizzazione. Le riprese di Parigi ci appartiene (dall'epigrafe "Parigi non appartiene a nessuno" di Charles Peguy) durarono ben tre anni, dal '57 al '59, portate avanti da Jacques Rivette grazie all'aiuto di Truffaut e Chabrol; per di più il film uscì nelle sale solo nel '60.
Parigi ci appartiene riprende alcuni temi cari a Rivette: complotti e segreti, teatro come lettura interpretativa del cinema e dunque della vita, la città di Parigi.
La trama del film si incentra sull'evoluzione morale della protagonista - Anne (Betty Schneider) - la cui innocenza viene compromessa dal tentativo di dipanare il complotto che la circonda, sul quale indaga perdendosi nei labirinti mentali delle vie di una Parigi semideserta; innocenza che diventa maturità con l'assistere al destino tragico dei personaggi che perdono qualsiasi orientamento morale, come nella tragedia Pericle di Shakespeare: c'è un poeta americano - Philippe (Daniel Crohem) - vittima del Maccartismo, che denuncia, dopo la morte di un musicista spagnolo - Juan -, ucciso dalla Falange Armata, una nuova possibile tragedia che colpirà il regista Gérard (Gianni Esposito), le cui difficoltà a trovare attori e a realizzare la rappresentazione teatrale del Pericle riflettono le difficoltà stesse del film di Rivette a prendere corpo.
Film mentale e assai parlato questo, che inizia con una riunione di intellettuali in cui uno di essi getta provocatoriamente del whisky su una tela e nel quale gli incontri dei personaggi girano intorno alle prove teatrali condotte da Gérard. Il comportamento dei personaggi è multiforme: etico ma ambiguo, intellettualistico eppure passionale, politico e perfino indagatore e tutto il film è pervaso da un delirio onirico e paranoico dietro il quale si cela la percezione di un potere immanente di matrice distruttiva (evidenti i riferimenti a Metropolis di Lang), visione che anticipa in qualche modo di 10 anni certi temi cari ai movimenti del '68.
Le panoramiche sui tetti di Parigi con vista sulla Senna fanno esteticamente pensare a Feuillade, a cui si ispirerà anni dopo un altro regista francese, Olivier Assayas, con il suo cult Irma Vep.
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